Il punto esatto di due anime - Recensione



Il punto esatto di due anime.
È difficile recensire questo libro, difficile perché è diverso da molti altri. In un periodo dove le mie letture sono altalene impazzite, in cui il lavoro mi assorbe e non riesco a portare a termine quasi nulla arriva questo romanzo breve. Breve ma intenso. Non so se le mie parole basteranno a dare un’idea di questo testo originale e dannatamente poetico, nudo e crudo, a tratti cattivo e velenoso.
Luca è il protagonista di questa storia, un uomo che a trent’anni decide di ripercorrere le vecchie strade contorte e diaboliche della memoria, un uomo che decide di raccontare un passato burrascoso vissuto in un quartiere di Napoli.  Luca ha vissuto e il suo vissuto lo si sente sulla pelle mentre narra, si sente il dolore, la nostalgia, l’amore, la devastazione di un’anima che ha visto troppo e troppo presto. Dalla droga a un amore dannato, un amore che toglie il fiato, la sete e la fame. Un amore che graffia a sangue l’anima. Anna bionda, con i suoi occhi verdi e le sue perversioni, con il suo incatenarlo e renderlo schiavo di un bisogno d’amore che si vive una volta sola nella vita. Si fanno del male, si feriscono, forse a volte non si capiscono, credono di farlo ma si perdono tra le strade della vita, tra sbagli, incertezze e paure.
È un amore bello, grande e meraviglioso eppure distruttivo nella sua forza. Leggendolo si resta senza fiato e alla fine vorresti fare qualcosa, rendere il punto esatto di due anime il luogo tangibile e vero per rendere tutto possibile nell’immediato.
Ho apprezzato tantissimo questo libro le parole mi mancano per definirlo. È originale, poetico e diretto in alcuni punti. Le parole che usa l’autore sono metaforiche. Si sente il profumo, si vedono luoghi mai visti come il “posto dei profumi”, si immagina la magia ricreata da un amore. Le foglie che volteggiano, i colori che brillano. Sensazioni che rapiscono il lettore. Bisogna seguirlo con attenzione Luca, bisogna lasciarsi prendere per mano e camminare con lui nella sua coscienza. Percepire la sua rabbia a volte sputata contro un lettore immaginario, contro chi è pronto a leggerlo e a scoprire la sua storia.
Potrei usare tantissime parole, aggettivi, per questo romanzo ma penso siano tutte inutili. Il punto esatto di due anima va letto, seguito e capito. Vi sarà impossibile schierarvi, non riuscirete a discernere cosa è giusto o sbaglio. È la vita che gioca con Luca, a volte lo fa Anna, a volte la droga e tutti i suoi demoni. È un gioco perverso in cui lui cerca quell’attimo in cui sa che solo due innamorati possono incontrarsi: il punto esatto di due anime.



Titolo: Il punto esatto di due anime

Autore: Luigi Mancini
Editore: Butterfly Edizioni
Genere: Narrativa
Collana: Tabù           
Pagine: 86
Progetto grafico: Elisabetta Baldan
Costo: € 9,90

Trama:

Erano i tempi delle Reebok, delle sigarette in compagnia e delle gambe penzoloni dai muretti di pietra. Luca e Anna, quindici anni e una Napoli criminale che pesa sulle loro spalle come una condanna. Si amano, si graffiano, si perdono l’uno nell’altro e si odiano mentre si amano, nel profondo, combattendosi pur di rimanere in piedi, di resistere alla violenza del loro sentimento. È un demone, l’amore per Anna, ed è un demone anche la droga che, voluttuosa e sadica, stringe tra le sue dita l’esistenza di Luca. Osteggiati dai genitori di Anna, i due si feriscono, si odiano, si lasciano. Senza dimenticarsi mai.
Con una scrittura ipnotica e vorticosa, Luigi Mancini ci regala l’affresco di una Napoli feroce e di un amore più forte della maledizione, della droga, della morte. Perché le relazioni possono spegnersi, ma ci sarà sempre un punto che unisce due anime, il luogo in cui chi ha amato continuerà ad amare, per sempre. Da lontano.



Biografia:

Luigi Mancini nasce il 5/09/1980 e vive a Reggio Emilia.
Scrive fin da giovanissimo, soprattutto poesie.
Ama la musica e scrive canzoni. “Il punto esatto di due anime” è il suo romanzo d’esordio.
 






 Frasi del libro:



“Destinati in qualche modo ad incontrarsi per sempre, in una realtà che solo gli amanti possono vivere. Certi incontri accadono proprio mentre l'uno si chiede dell'altra e non hanno luoghi, ma un punto esatto, al di là di tutte le cose. Ãˆ il punto esatto di due anime.”


“Io lo so che è lei quel vento che passa, lei mi riconosce, fissando l’invisibile, l’eterno istante di noi due”

“È una notte bellissima, di quelle che non senti altro che l’anima, quando lasci la carcassa umana e sei solo un continuo sentire, un battito nell’immenso potere della vita. Le stelle sembrano così vicine che davvero non si può guardare altro, mi perdo e vorrei non ritornare, ho mille motivi per stare bene ma la mia natura ha le streghe nere del senso di colpa…”


Se avete voglia di leggere questo libro ecco i link utili: 

Blomming € 9,90 (attenzione la casa editrice fa spesso sconti, soprattutto nel periodo natalizio)

Buona lettura :-)

Vany
 

Giveaway: Caccia al tesoro di Natale

Per festeggiare il Natale abbiamo pensato di tenervi compagnia con un'iniziativa molto speciale: Una caccia al tesoro.
Siam salpate un po' prima con il nostro vascello affinché questa avventura giunga al suo approdo per le feste. Per quest'anno allora niente Babbo Natale con un sacco pieno di regali ma un vascello carico di doni belli belli!

Un grazie speciale a tutte le autrici nonché amiche che hanno dato vita a questa fantastica idea.

Ma ora bando alle ciance vi lascio alla caccia al tesoro di Natale. Siete pronti a salpare?
Si tratta di un giveaway diverso dal solito con un premio finale a sorpresa... un bellissimo pacco pieno pieno di... Non ve lo dico :P chissà che sarà mai!
Partecipate e in 9 tappe arriverete all'agognato bottino.
Come funziona?
Il gioco si strutturerà in 9 tappe prefissate, a ogni concorrente verrà chiesto di rispondere a un indovinello che consentirà l'accesso alla tappa successiva.
Ogni tappa avrà una durata massima di 5 giorni. Scaduti questi, chi non ha risolto l'indovinello non potrà accedere alla tappa successiva.
La soluzione all'indovinello verrà pubblicata SOLO allo scadere del tempo per permettere a tutti i concorrenti di riuscire a superare la tappa.
Ma iniziamo dal principio!

Come si partecipa?
le regole sono poche non temete, per cominciare:

  1. Iscriversi ai blog elencati di seguito e specificare il nome blogger con cui si verrà identificati se diverso dal contatto FB. 
  2. Condividere l'evento in bacheca e invitare qualche amico 
  3. Seguire le 'regole base' che via via pubblicheremo nei rispettivi blog dove si svolgeranno le tappe.
 ATTENZIONE: Solo DOPO aver seguito le regole sopraelencate attribuiremo a ognuno dei concorrenti un numero che li identificherà
TAPPE DELLA CACCIA AL TESORO

16 Novembre al 20 Novembre TAPPA N° 1 (
http://paolonialessandra.blogspot.it/)
20 Novembre al 24 Novembre TAPPA N° 2 (
http://labottegadeilibriincantati.blogspot.it/)
24 Novembre al 28 Novembre TAPPA N° 3 (
http://stefaniabernardo.blogspot.it/)
28 Novembre al 2 Dicembre TAPPA N° 4 (
http://libriepassioni.blogspot.it/)
2 Dicembre al 6 Dicembre TAPPA N° 5 (
http://lindabertasi.blogspot.it/)
6 Dicembre al 10 Dicembre TAPPA N° 6 (
http://www.conniefurnari.blogspot.it/)
10 Dicembre al 14 Dicembre TAPPA N° 7
http://voltarepaginaditizianacazziero.blogspot.it/)
14 Dicembre al 18 Dicembre TAPPA N° 8 (
http://scriverefantasy.wordpress.com/)
18 Dicembre al 22 Dicembre TAPPA N° 9 (
http://giovannaprofilioscrittrice.blogspot.it/?m=0)

 24 dicembre PREMIAZIONE DEI DUE VINCITORI
Cosa si vince?
Devo proprio svelarlo? E sia! I due vincitori (finalista e semifinalista) vinceranno due bauli contenenti tanti, tantissimi, infiniti libri.
Quali? Sorpresa :P
In caso di più concorrenti in finale si provvederà a un'estrazione tramite il sito random.org.


Avete tempo fino al 15 novembre per seguire le indicazioni e ricevere il numero che vi dà diritto alla partecipazione!
Dal 16 Novembre la Caccia al Tesoro avrà inizio!
Buon divertimento a tutti! 
CLICCATE SUL BUNNER QUI SOTTO E PARTECIPATE ALLA CACCIA!


https://www.facebook.com/events/198898720294294/?notif_t=plan_user_joined


Partecipate numerosi

Licio e Vany



Angolo emergenti: Carne da demolizione di Fabio Forma

Ringrazio Fabio, che ho conosciuto di passaggio a Roma, per avermi incuriosito con il suo romanzo.
Mi scuso per averlo fatto aspettare tutto questo tempo per la recensione, purtroppo il mio vero lavoro mi succhi l'anima e la vita e mi lascia poco spazio per tutto quello che amo :(
Neanche a farlo apposta la mia recensione cade proprio nel momento in cui Fabio sarà di nuovo a Roma per presentare il suo romanzo. Quindi non poteva essere più propizia.
Veniamo a noi, Carne da demolizione non rientra in uno dei generi che amo leggere: non è una storia d'amore, non Ã¨ un urban fantasy, un fantasy, un chick lit... anzi le donne presenti sono quasi un miraggio (è un romanzo per lo più fatto di uomini, ma immagino che l'ambiente del macello sia occupato per lo più da uomini)
Aveva tutte le carte in regola per essere abbandonato dal primo istante e molto probabilmente non mi sarei mai decisa ad acquistarlo. Leggendo tutt'altro genere avrei proprio faticato a scorgerlo in una libreria. Lo so sono decisamente pessima ma i gusti sono gusti. Beh stavolta sarebbe stato un vero peccato non aprirsi a nuovi orizzonti.
Il romanzo ha uno stile scorrevole, lineare. Si legge senza intoppi. Ho apprezzato la scelta di inserire dei dialoghi nella lingua sarda che conferiscono una maggior credibilità e concretezza al romanzo anche se la maggior parte delle volte per me erano totalmente incomprensibili e mi sono dovuta avvalere della traduzione immediatamente sottostante per comprenderne il significato.
Le vicende descritte impattano per tutta la loro cruda concretezza. Molto spesso mi sono dovuta fermare a riprender fiato per certe scene che mi hanno scosso da vicino purtroppo ho il cuore e lo stomaco sensibile. Leggendo mi sono chiesta come facciano le persone a portare avanti un mestiere simile, ci vuole veramente fegato, io non sarei in grado di ridurre una bestiola in un cotoletta :(
Conoscendo qualche info biografica sullo scrittore a un certo punto ho proprio faticato a distinguere dove finisse la realtà e cominciasse la finzione. E ora Fabio sappi che mi hai lasciato troppa curiosità di sapere!!!
Un romanzo che va letto con attenzione per scorgere tra le righe significati più profondi, di un ragazzo che è alla ricerca del suo posto nella vita, un posto che è stato deciso e segnato dal padre. Un genitore che fino all'ultimo ha cercato di non deludere ma... va beh poi non dico niente sulla trama che come al solito il libro dovete leggervelo!
Il pelo dell'uovo però voglio farlo altrimenti non sarei io la solita rompina perfezionista. Mi sarebbe piaciuto uscire un po' più spesso dal mondo del macello e approfondire di più la vita privata di Fabio per apprezzare questo personaggio a tutto tondo. In alcuni punti avrei dato più spazio ai dialoghi perché danno colore, concretezza e molto spesso un impatto più inciso di tante descrizioni.
Ancora un in bocca la lupo a Fabio e alla sua carne da demolizione.
 
Ricordo, per chi fosse di Roma, che venerdì 8 Novembre alle ore 19 presso La Libreria Scripta Manent (via Pietro Fedele 54, Roma tel. 0697 993319) ci sarà la presentazione del libro Carne da demolizione, presenterà Andrea Di Consoli (scrittore e giornalista – Messaggero, Il Sole24ore), accorrete numerosi.
Vi lascio alla scheda tecnica del libro per chi si fosse "sintonizzato" solo ora sulle nostre pagine :)
 
Titolo: Carne da demolizione
Autore: Fabio Forma
Editore: Gaffi editore
Genere: Narrativa
Pagine: 162
Copertina: Maurizio Ceccato-IFIX
Trama: Nell'entroterra sardo Fabio, ventiduenne di famiglia agiata, viene assunto in un mattatoio. Deve imparare a fare i conti con la realtà arcaica e cruda. In un luogo reale e simbolico, dove la vita e la morte sono indissolubilmente intrecciate, Fabio inizia un percorso interiore e di definizione della propria identità. I colleghi, che lo sanno figlio del titolare, non perdono occasione per metterlo in difficoltà. Giorno dopo giorno il protagonista cova dentro di sé una rivolta: cosa c'entra lui con la macellazione della carne? Attraversando la sua personale linea d'ombra il ragazzo comprende come il passaggio dalla giovinezza alla maturità si può verificare solo con il coraggioso distacco dal mondo in cui è cresciuto.
 
 
Il mattatoio dell'Italia "interna" di Fabio Forma è il ritratto di un Paese smarrito che ormai compie le proprie azioni ignorandone il significato, tristemente in bilico tra senso del dovere e nauseante insensatezza.
Andrea Di Consoli 
 
Chi è Fabio Forma?
Fabio Forma nasce a Nuoro, 1986. Videomaker amatoriale, ha studiato Comunicazione alla IULM di Milano dal 2005 al 2008. Successivamente ha lavorato come operaio generico in un frigo-macello. Carne da demolizione è il suo romanzo d’esordio.
Potete contattarlo su fabioforma@tiscali.it oppure fare un salto sulla pagina facebook del suo libro
 
Sul sito della Gaffi Editore, dove è possibile acquistare il libro, potete avere un assaggio dei primi capitoli: http://www.gaffi.it/cgi-bin/front_end/libri?id=2371
 
Per i più curiosi lascio il link allo streaming della rai in cui potete assistere all'intervista di Fabio Forma durante il programma Uno mattina: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-cd9ddb9e-f3c8-4f3d-bf3d-2d0a44914260.html

Come al solito, cari lettori: leggete, leggete. Non c'è nulla di più emozionante ed economico di un viaggio che si può fare tra le pagine di un libro comodamente accoccolati sulla vostra poltrona.

Licio
 
 
 
 

 
 

 

Self publishing o non self publishing? Questo è il dilemma!

Sinceramente resto senza risposte al dilemma e con una serie di dubbi centuplicati forse causati da un certo pessimismo-realismo che mi sto trascinando dietro J
È evidente che il fenomeno sia largamente diffuso in America, è evidente che così si dà spazio e possibilità a tutti di pubblicare, è evidente che come dicono quelli assolutamente contrari tutti pubblicheranno, anche quelli che, pur non sapendo mettere tre parole in fila, si credono grandi scrittori… Quello che mi sconcerta e mi fa dubitare parecchio anche della pubblicazione con un editore è constatare come il 98% di quello che mi piace leggere (fantasy, Urban fantasy, narrativa) è praticamente spazzatura; roba con errori, refusi, frasi sgrammaticate… e questo sarebbe quasi passabile se almeno il contenuto brillasse per originalità e spessore, almeno arrivasse a stimolare un minimo di emozione.
I gradi editori pubblicano per lo più quello che sanno farà mercato e tendenza, è stata l'alba dei vampiri lanciati dalla Meyer e ora lentamente e per fortuna si stanno abissando lasciando il posto ad angeli e demoni. Si può quasi prevedere il ciclo di vita di una creatura mitica e prevedere da quale altre verrà soppiantata. Però mentre qui in Italia ci fanno leggere a iosa solo e soltanto questo, in America ci sono vampiri, licantropi, angeli, demoni, folletti, centauri e chi più ne ha più ne metta. Inutile dire che quello è il paese dove la gente legge, dove tutti sanno scrivere, dove tutti i libri diventano best seller e tutti gli scrittore dei fenomeni, dove tutti vanno dallo psicologo... e allora mi chiedo come mai quelli leggono e noi?
Ci sarà un dannato motivo per cui quelli oltre oceano si dedicano più di noi alla lettura e perchè non sanno distinguere un capolavoro da un altro?... mi dovrò documentare per ora non voglio lanciarmi in ardite e poco costruttive speculazioni.
A conti fatti le grandi case editrici sono aziende che devono far profitto, è scontato che inseguono le logiche del mercato e si spingono verso mercati sicuri favorendo l'uscita di quei prodotti ormai collaudati. Non resta altro da fare che importarci dall’estero quelli che sono considerati best seller o grandi capolavori, ma che una volta letti lasciano l'amaro e la delusione perchè tranquillamente potrebbe averli scritti chiunque sappia un minimo scrivere.
Il peggio poi è quando  decidono di pubblicare quello che hanno in casa, scelta assai rara per cui tocca brindare al miracolo, dici lo compro per solidarietà con un autore emergente italiano che deve farsi conoscere. Quando apri il libro pieno di speranze perchè in quarta di copertina ti scrivono le migliori recensioni, scopri che quello che la grande casa editrice ti ha pubblicato non solo ti fa  venire l’orticaria ma ti chiedi come mai il tuo romanzo non ha mai ricevuto risposte e non è mai arrivato alla pubblicazione? Eppure l'hai scritto in un italiano comprensibile, la storia ha fatto emozionare più di qualcuno, i verbi sono ai tempi giusti, il contenuto è persino originale, c'è persino il messaggio che volevi comunicare... eppure non è abbastanza, ma il fenomeno che hanno pubblicato sia inglese che italiano non scrive meglio di te... i dubbi aumentano e alla fine lo pensi: domani mi pubblico da solo o mi apro una casa editrice perché pare proprio che anche dietro marchi blasonati non c’è vera selezione e cura.
Una delle ultime spettacolari stelle del firmamento letterario che ho letto era il libro di una tizia che è stata paragonata a Jane Austen! Le ho dato il beneficio del dubbio perchè amo Jane Austen e perchè io do sempre una chance ai nuovi autori, comprando in primis i loro libri, mi sono detta magari la ragazzina è veramente un fenomeno... e invece è un'accozzaglia di roba semi-erotica che farebbe venire i capelli dritti pure alla divina Austen se fosse ancora in vita per l’accostamento ardito. A qualcuno il testo sarà piaciuto, l’avrà trovato romantico e pieno di pathos perché alla fine non tutti abbiamo gli stessi gusti; l’arte è soggettiva, pure davanti a un quadro c’è chi può piangere di commozione o restare indifferente.
A questo punto se l’editore pubblica per vendere e tirare l’acqua al suo mulino, sapendo che quegli x lettori che comprano ci saranno sempre perché leggono questa roba e non fanno caso alla cura dell’opera mi chiedo che senso abbia non pubblicarsi.
Un libro che non arriva in libreria, che non sia bellamente esposto su uno scaffale, è un libro che resta invenduto. Un libro che si pubblica da sé è un libro che deve fare il suo tam tam sul web. È un libro che parte già in salita così come quando un autore emergente pubblica con una piccolissima casa editrice.
Non vedo il rischio che si possa acquistare tanta spazzatura perché purtroppo è quello che facciamo già troppo spesso a prezzi spropositati, senza contare che si può scegliere di non comprarlo, si può scegliere di aspettare delle recensioni, si può scegliere di leggere un estratto per farsi almeno un’idea, si può scegliere la versione ebook se mai costasse di meno.
Io sinceramente mi comporterò come sempre, acquisterò quello che da trama mi ispira e probabilmente come ora resterò per il 98% delusa, ma almeno posso dire di averci provato e potrò far critica di fatti concreti e non di luoghi comuni.
Sono aperta all’innovazione che la tecnologia ci porta, non la guardo con terrore come fosse un mostro tentacolare pronto a distruggere l’editoria italiana, come a suo tempo sono stati visti gli ebook…
L’innovazione è progresso e in questo caso è persino creativo, chissà che in milioni di inetti si nasconda un Leopardi, uno Shakespeare, una Austen… perché non dargli la possibilità? In fondo il coltello dalla parte del manico ce l’ha sempre il lettore che può scegliere di non comprare!

E voi lettori che ne pensate?
 
Licio

Anteprima: Rossa come la passione e Nera come la lussuria di Ella Gai

Perdonate l'assenza ma purtroppo la vita di giorno in giorno diventa più frenetica :) Oggi volevo presentarvi in anteprima la trilogia Self publishing di Ella Gai: Rossa come la passione, Nera come la lussuria e Bianca come la purezza.
Come al solito lascio che siano le trame dei libri a parlarvi di loro e a incuriosirvi :)

Titolo: Rossa come la Passione
Autore: Ella Gai
Editore: Self publishing
Pagine: 17 per il kindle/ 35 per il Kobo
Costo: 1,99
Trama:
Gaia Hearts è una bella ragazza di venticinque anni, dal carattere solare e allegro. Si è appena laureata in marketing e progettazione e non avrebbe mai immaginato, che il primo giorno di lavoro, in una delle aziende cosmetiche più importanti d'Europa avrebbe ricevuto una “proposta particolare" dal suo capo, Stephan Barney, l'uomo che può tutto, l' uomo dai mille misteri. Riuscirà Gaia, a rinunciare a tanti anni di studi e alla sua integrità morale per accettare la proposta? Oppure, gli risponderà con un due di picche? Sarà davvero, una proposta casta quella di Stephan? Oppure, brama qualcosa di molto più forte? Perché lei, dopotutto è il colore dei suoi desideri







Titolo: Nera come la lussuria
Autore: Ella Gai
Editore: Self publishing
Pagine: 33 per il kindle/  65 per il Kobo
Costo: 1,98
Trama:
"La vendetta è un piatto che va servito freddo" questo è quello che pensa Gaia Hearts, dopo l'indecente proposta ricevuta da Stephan Barney, il suo capo. Solo che, non ha fatto i conti con il suo bisogno di denaro e di lussuria e con i fili del destino che a volte sono manipolati non dalla casualità, ma da qualcuno più potente. Lei rappresenta ciò che lui non riesce a “comprare.” Lui rappresenta per lei l'arroganza, il vizio e la presunzione. Il gioco del tira e molla ha inizio, ma chi, detta a chi, le regole del gioco? Chi perderà l'anima e chi invece, la ritroverà?








Titolo: Bianca come la purezza
Autore: Ella Gai
Editore: Self publishing
Pagine: 165 per il kindle
Costo: 1,99
Trama:
Piena di vendetta e di profondo odio verso Stephan Barney, che tenta di dominarla e controllarla in tutti i modi, Gaia intraprende nuovamente la strada del peccato e della lussuria. Questa volta però, con un uomo potente e dannatamente sexy. Spingendosi oltre tutti i limiti.
Scoprirà però, che al passato non si può fuggire, e che spesso, si rivela quando meno te lo aspetti. Distruggendo il presente ed anche il futuro. Ogni sua certezza verrà così, messa in discussione.
Pagherà con l' anima per i suoi peccati? Oppure resterà bianca come la purezza?
 




Per chi fosse curioso di saperne di più può visitare il blog:
  www.ellagai.blogspot.com

Per acquistarlo su Amazon:
http://www.amazon.it/dp/B00FI6JHR8/ref=as_li_tf_til?tag=wwwellagaiblo-21&camp=3458&creative=23838&linkCode=as1&creativeASIN=B00FI6JHR8&adid=1CVD605FP3PJ137B73QV&&ref-refURL=http%3A%2F%2Fwww.ellagai.blogspot.it%2F2013%2F09%2Fbianca-come-la-purezza-3.html

Buon lettura a tutti
Licio


Cinefilia: recensione di "Rush"

Titolo: Rush
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Peter Morgan
Data: 2013
Genere: Sportivo, Drammatico
Durata: 120 minuti
Interpreti: Chris Hemsworth: James Hunt
Daniel Brühl: Niki Lauda
Pierfrancesco Favino: Clay Regazzoni
Olivia Wilde: Suzy Miller

Trama: Il 1976, nel circuito giapponese del Fuji si svolge il Gran Premio decisivo che assegna il titolo di campione del mondo di Formula 1. A sfidarsi sono Niki Lauda e James Hunt. Ma la loro rivalità è qualcosa che esiste da molti anni prima e che finirà per influenzare entrambi anche fuori dalla pista, nonostante l’amicizia che li legava.

Tratto dalla biografia di Niki Lauda, “Rush” è un film che romba potente come i motori protagonisti dell’intera vicenda. L’atteggiamento glamour, tronfio, quasi sfacciato dell’intera pellicola però riesce a non infastidire (come invece capita in tanti altri film del genere, tipo “Giorni di tuono” di Tony Scott, tanto per dirne uno), supportato e imbrigliato dalla sceneggiatura intelligente ed equilibrata del britannico Peter Morgan (The queen), alla seconda collaborazione con Ron Howard (A beautiful mind, Cinderella man), dopo l’ottimo Frost/Nixon, che si conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, uno degli sceneggiatori più interessanti di questi anni. Sono infatti le vicende narrate a dettare il ritmo e a scegliere con sapienza quando mostrare scene più discorsive e descrittive della vita di James Hunt e Niki Lauda, e quando rilasciare tutto il potenziale esplosivo nelle ricostruzioni delle gare automobilistiche, coinvolgenti anche per chi non è appassionato di questo sport. Ron Howard adagia la sua regia di conseguenza, con inquadrature sobrie, sempre pronte a lasciare il posto ad un montaggio serrato, quasi da spot pubblicitario (e davvero viene da pensare spesso allo stile dei fratelli Scott), quando vengono mostrate le gare. Ma anche quest’ultime riescono spesso a limitarsi, a non scadere nel narcisismo, approfittandone anzi per denunciare il fattore di rischio che una volta, neanche tanto lontana, regnava sulla Formula 1. E lo si nota dagli incidenti, per niente spettacolari e anzi piuttosto drammatici.  



Viene da sé che in un film del genere molto della riuscita del film passi per le interpretazioni dei due protagonisti, anche se aiutati da una sceneggiatura che li delinea ottimamente, mettendone in mostra pregi e debolezze. E se Chris Hemsworth (Thor) è convincente nella parte di Hunt, aiutato anche dal non trascurabile physique du rôle, Daniel Brühl (Good Bye Lenin!, Bastardi senza gloria) riesce a compiere un ottimo lavoro, dando vita ad un Lauda, senza scadere nella caricatura, un personaggio che sta in piedi, anche per chi non ha mai avuto modo di vederlo, negli anni ’70. Menzione a parte per il nostro Pierfrancesco Favino, nel ruolo di Clay Regazzoni, con l’interpretazione però in parte rovinata da un pessimo doppiaggio (compiuto da se stesso, peraltro), che si sarebbe potuto evitare.

La musica di Hans Zimmer risulta alquanto anonima ed è incisiva solamente quando viene fuori nell’emozionante ricostruzione del Gran Premio d’Italia, quando Lauda torna in pista, dopo l’incidente. Per il resto del film, l’unica e prepotente colonna sonora sono i motori che rombano nelle gare e nella testa dei piloti.

Se proprio si vuole trovare un difetto al film, forse sta nella voce fuori campo che, se nella prima parte era contenuta e adatta a descrivere i due piloti, nel finale risulta davvero invadente e da la mazzata ad un finale evitabile, ma che per fortuna non riesce a intaccare un film potente, emozionante e molto riuscito, che corre per la sua strada, fino al significato dell’intera pellicola, cioè di come la rivalità fra Hunt e Lauda fosse stata per entrambi una molla, la spinta a tirarli fuori dai momenti più bassi e difficili della loro vita, spingendoli a rimettersi sempre in gioco e a ripartire. Fuori e dentro i circuiti.

Curiosità: Oltre a James Hunt, Niki Lauda e Clay Regazzoni, nel film sono presenti o vengono nominati altri vip dell’epoca. Infatti, in un paio di scene si può riconoscere la presenza di Enzo Ferrari, storico fondatori della casa automobilistica di Maranello, e vengono nominati anche i due attori Richard Burton ed Elizabeth Taylor. Infatti Suzy Miller, prima moglie di Hunt, sarà la causa del secondo divorzio della coppia d’oro di Hollywood, e sposerà proprio Burton quello stesso anno.

Buona visione,
Pikko


Cinefilia: recensione di "The reader - A voce alta"

Titolo: The reader - A voce alta
Regia: Stephen Daldry
Sceneggiatura: David Hare

Data: 2008
Genere: Storico, Drammatico
Durata: 120 minuti
Interpreti: Kate Winslet: Hanna Schmitz
Ralph Fiennes: Michael Berg
David Kross: Michael Berg da giovane
Bruno Ganz: Prof. Rohl

Trama: Durante il secondo dopoguerra, Michael, appena quindicenne vive una relazione con la misteriosa Hanna, una donna più matura di lui. Quando, anni più tardi, la ritrova imputata in un processo legato all’olocausto, viene a conoscenza di molti segreti sul conto della donna. E il processo si sposta anche al suo stesso animo, facendo emergere tutte le contraddizioni di un’intera epoca…

Di film sul nazismo e sull’olocausto ne è ormai piena la storia del cinema. Alcuni sono diventati dei veri e propri classici, altri sono passati più in sordina, a torto o ragione. Quello che però è ormai chiaro è che, come tutti i generi abusati, anche questo si presta ormai al rientrare troppo spesso in una categoria colma di clichès e luoghi comuni.

Stupisce quindi trovarsi di fronte a un film come The reader – A voce alta, che riesce ad evitare di cadere nella trappola, nonostante scelga la strada più ovvia, ovvero quella della commozione per il tema trattato (e le musiche di Nico Muhly sono lì a ricordarcelo ad ogni scena), laddove il romanzo di Bernard Schlink da cui è tratto, optava invece per un approccio più freddo, sintetico e distaccato. Sembra addirittura che la confezione del film sia l’esatto negativo del romanzo: la prima parte, quella che descrive la relazione fra il protagonista e Hanna, non scade mai in scene erotiche patinate, mostrandocele invece in maniera cruda e diretta, a differenza del romanzo dove tutto ha un’aria da sogno, infiocchettato nel ricordo del protagonista. Lo stesso vale per la parte centrale, il cuore del messaggio stesso del film. Se nella pellicola di Stephen Daldry (lo stesso regista del sopravvalutato “The Hours”) questa parte esplode letteralmente per momenti commoventi lungo tutto lo svolgersi del processo (il momento in cui Michael sente il nome di Hanna, riconoscendola, e quando quest’ultima deve dimostrare la propria innocenza, tramite la prova calligrafica, sono momenti che non possono lasciare indifferenti), al contrario il romanzo di Schlink si faceva freddo e analitico, nello spiegare i vari passaggi del processo (l’autore ha compiuto studi giuridici).

Per il resto, la sceneggiatura si adagia sulla storia del libro, seguendone fedelmente il dipanarsi e i personaggi danno davvero l’impressione di essere usciti direttamente da quelle pagine, con David Kross e Ralph Fiennes funzionali nella parte di Michael, in due periodi della sua vita, e Kate Winslet che ruba la scena a tutti, con un’interpretazione giustamente premiata agli oscar del 2009.


 Ciò che però rende il film originale rispetto a tanti altri suoi predecessori è il tema trattato che non ricade nella solita ottica del nazista-malvagio contro l’ebreo-vittima. Il punto di vista è più ampio e ammette più sfaccettature nella gamma dei personaggi e delle situazioni. L’insegnante di Michael gli, e ci, ricorda che c’è una profonda differenza fra la morale insita in ognuno di noi e la legge condivisa dalla società. Eppure tutti avranno modo di scontrarsi contro questa dolorosa separazione: Hanna che cercava soltanto un lavoro e che finisce per ritrovarsi colpevole, nel meccanismo dell’olocausto; il compagno di studi di Michael, che rappresenta un po’ la generazione di giovani tedeschi, figli di quella che invece appoggiò il nazismo, che vorrebbe sovrastare la legge e fare una pulizia completa (quasi un ulteriore olocausto) degli ex-nasisti; Michael stesso, che da giovane non riesce ad essere lucido durante il processo, non essendo mai certo se aiutare Hanna sia davvero giusto e quanto c’entrino i suoi sentimenti, e da uomo ancora non è in grado di convivere con ciò che ha provato e con il continuo senso di colpa, che è lo stesso di un’intera nazione. Solamente il gesto estremo di Hanna, riuscirà (forse) a dare il via ad una redenzione, che metaforicamente passa per le mani di Michael e della nipote dell’unica sopravvissuta ebrea del campo.

Le polemiche non sono mancate, all’uscita del film. E non tanto per le scene di sesso spinte della prima parte, quanto per l’accusa (abbastanza incomprensibile) da parte di alcuni intellettuali della comunità ebraica, che hanno accusato il film di rendere la figura nazista interpretata da Kate Winslet troppo affascinante, arrivando ad appoggiare un’idea revisionista e negazionista dell’olocausto stesso. Credo che al riguardo basti citare la risposta di Daldry, regista del film: «Mi dispiace, ma ci sono circa 225 film sull’Olocausto. Penso che ci sia spazio anche per il mio.» Lo spazio c’è. E lo occupa davvero in maniera originale.

Curiosità: Durante le riprese, il giovane David Kross non era ancora maggiorenne e dovette girare diverse scene, prima di poter lavorare a quelle erotiche con Kate Winslet, in cui appare completamente nudo, una volta compiuti i diciotto anni. Di nazionalità tedesca, Kross ha anche dovuto studiare approfonditamente l'inglese per poter interpretare il ruolo.     

Buona visione,
Pikko


Cinefilia: recensione di "Tremors"

Titolo: Tremors
Regia: Ron Underwood
Sceneggiatura: Brent Maddock, S. S. Wilson

Data: 1990
Genere: Horror
Durata: 96 minuti
Interpreti:Kevin Bacon: Valentine “Val” McKee
Fred Ward: Earl Bassett
Finn Carter: Rhonda LeBeck
Michael Gross: Burt Gummer


Trama: A Perfection, una valle nel Nevada, vermi giganti escono dalla terra e divorano capi di bestiame e persone. Val e Earl, che sognavano di lasciare la cittadina, stufi delle loro umili mansioni, sono costretti a restare e fronteggiare quei mostri, con l’aiuto di Rhonda, una sismologa che stava facendo delle rilevazioni nella zona…

Come ogni pellicola di serie B che si rispetti, anche questo Tremors si contraddistingue per il solito mix di scene horror e di momenti più distensivi e volutamente comici o grotteschi. Ma se ciò è assolutamente negli standard per un film del genere, ciò che colpisce fin dal primo momento è l’originalità dell’ambientazione: Perfection Ã¨ un pugno di case in legno o roulotte, che ricordano uno dei qualsiasi accampamenti che si potevano trovare nel Far West. Non è quindi un’assurdità definire il contesto come una sorta di western moderno (Val gira sempre col cappello da cowboy e, in una scena, sarà anche costretto a spostarsi a cavallo, assieme all’amico Earl). Quest’aspetto bizzarro, ma credibile, unito all’immediata simpatia che si prova per i personaggi, fanno di Tremors un film leggero e godibile che, senza strafare, raggiunge l’obiettivo di intrattenere, con una sceneggiatura snella e veloce (dopo appena dieci minuti ci vengono presentati un po’ tutti i personaggi principali) e con delle trovate tutto sommato originali, legate soprattutto ai movimenti dei “vermoni” assassini (il martello pneumatico “trasportato” via dal mostro, le assi di legno che si sollevano, gli sbuffi di polvere). Tutti accorgimenti che ci ricordano che i mostri sono lì, sotto terra, pronti a colpire, senza che il regista sia costretto a mostrare ogni volta le creature, che comunque risultano credibili, anche senza la presenza di effetti speciali computerizzati (il film è datato 1990!).



Il reparto attoriale fa il suo dovere, con i protagonisti interpretati da attori del calibro di Fred Ward (I protagonisti), ma soprattutto da un Kevin Bacon (Mystic River, Footloose, Alcatraz) convinto e convincente nel ruolo di Val. Fra i comprimari spiccano Michael Gross (l’unico attore principale a tornare anche nei due dimenticabili sequel, nel prequel e nella serie tv) nel ruolo del guerrafondaio Burt e Victor Wong (Il signore del male, Grosso guaio a Chinatown) in quello di Walter, l’astuto padrone dell’emporio.

Curiosità: lungo tutto il film, non ci viene detto il nome dei temibili “vermoni” (“Graboid” sarà il nome che verrà affibbiato loro nei sequel), con i personaggi che si limitano a nominarli con insulti, nonostante il suggerimento di Walter («Niente nome, eh! Se li abbiamo scoperti, dobbiamo dargli anche un nome!») e le sue proposte strampalate: «Succhiasauri? Mi piace… Rettilosauri? Ho trovato! Agguantatori? Ce ne pentiremo, se non gli diamo un nome!»


Buona visione,
Pikko


Anteprima: E' tempo sprecato uccidere i morti di Diego Di Dio

Eccoci di ritorno nel nostro angolino anteprime con una nuova ghiotta segnalazione: è tempo sprecato uccidere i morti di Diego Di Dio edito dalla Dunwich Edizioni.
Un libro composto da 12 racconti di genere noir che saprà sicuramente avvincere ogni lettore!
Vi lascio alla scheda tecnica del libro.


Titolo: È tempo sprecato uccidere i morti
Autore: Diego Di Dio
Editore: Dunwich
Pagine: 175
Prezzo cartaceo € 8,90    Ebook € 1,99
Genere: Noir/Racconti
Trama:
Una donna spietata che regge le fila di un impero criminale, uno psicopatico convinto di vivere all’interno di un album di Fabrizio De André, un criminologo che indaga su un killer che sta ammazzando tutte le sue ex, un bambino che uccide entrambi i genitori per troppo amore… Dodici racconti, Dodici storie che oscillano tra il thriller e il noir. Dodici tagli nella pelle della quotidianità, serpeggianti in quel limbo oscuro sospeso tra tensione e mistero, in quel nero barlume di vita che è una porta aperta sulla follia.


 
 
 
 
«Diego ha talento. Scrive frasi taglienti come proiettili sparati ad altezza uomo. Il ritmo è cinematografico. Ogni racconto è una perla nera, incastonata nello scenario incantevole e claustrofobico di Procida, cittadina arrampicata su uno scoglio sospeso tra il mare e la tempesta. Gioca con la psicologia dei suoi personaggi, Diego, costruendo storie che spaventano e allo stesso tempo commuovono, perché profumano di vita vera.»
(Barbara Baraldi)
«Diego è un abile artefice di storie perché è anche un acuto osservatore che entra in ambienti e vite quotidiane disseppellendo amori, orrori, complicità e drammi.»
(Andrea Carlo Cappi)
«Il thriller ha molti sentieri, e Diego Di Dio li percorre tutti con passo sicuro.»
(Marzia Musneci)
 
 Chi è Diego Di Dio?
 
Diego Di Dio è nato nel 1985 e vive a Procida.
Lettore onnivoro, collezionista di fumetti, si divide tra la scrittura e la passione editoriale. Sul primo versante, ha pubbli­cato una trentina di racconti, che spaziano dal noir all’horror, dalla fantascienza al mainstream, con altrettanti editori (Delos Books, Edizioni Montag, Perrone Lab, Leone Editore). Nell’esta­te 2012 il suo racconto I dodici apostoli è stato scelto dalla Mondadori per comparire in appendice a un classico del Giallo.
Ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti. Ha vinto il premio Mario Casacci (Orme Gialle) 2011 con il racconto La si­gnora, un noir ambientato a Procida. L’anno successivo ha vinto l’edizione di maggio del premio Nero Lab con il racconto Trop­po bella, un thriller ambientato a Napoli. Da ultimo, ha vinto il pre­mio Writers Magazine Italia 2013 con il racconto C’è ancora tem­po, una storia d’amore e viaggi nel tempo e il Nero Premio, con il racconto Il Coltellaio, inserito in questa raccolta. Attual­mente sta portando avanti numerosi progetti, sia letterari che fu­mettistici.
Ha pubblicato saggi su Stephen King, Thomas Harris, Sergio Bonelli, Batman, Matrix e Giorgio Faletti su riviste di settore.
Sul secondo versante, da qualche anno collabora come cor­rettore di bozze e editor per case editrici, agenzie letterarie e com­mittenti privati.
Gestisce un blog personale all’indirizzo: www.dieguitodidio.blogspot.it
Ebbene non vi resta che tuffarvi nella lettura di questi 12 racconti, potete acquistare l'ebook o la copia cartacea su Amazon dove lo trovate scontato :)
 
Buona lettura,
 
Licio