Scritto da me e te di Tillie Cole
Wilder Love di Emery Rose
Il profumo della morte di Riccardo Braccaioli
Come amante del genere thriller, sono sempre alla ricerca di quelle storie che non si limitano a intrattenere, ma che ti prendono alla gola, ti spingono a leggere una pagina dopo l’altra senza sosta, e ti lasciano con il cuore che batte forte anche quando hai chiuso il libro. Il profumo della morte è esattamente questo. Un’esperienza immersiva, viscerale, che non dimenticherò facilmente. Riccardo Broccaioli ha creato un intreccio narrativo così ben costruito, così meticoloso nei dettagli e nella tensione, che ogni capitolo è come una stanza buia in cui entri sapendo che qualcosa ti sorprenderà… e spesso, ti sconvolgerà. Non c’è niente di prevedibile in questa storia, ed è proprio questo a renderla così potente. Il titolo, Il profumo della morte, non è solo evocativo: è una promessa. E viene mantenuta in ogni singola pagina. Il profumo, quasi una presenza costante e inquietante, si mescola alle atmosfere cupe e al senso di minaccia che accompagna tutto il romanzo. È come se la morte non fosse solo un evento, ma un personaggio silenzioso che cammina accanto ai protagonisti — e al lettore. I personaggi, tra cui spicca l’investigatore (o i protagonisti, a seconda del libro), non sono figure bidimensionali, ma esseri umani profondi, credibili, spesso tormentati. Ognuno con la sua ombra, ognuno con le proprie fragilità che Broccaioli non ha paura di mostrare. Questo li rende reali, vivi, e a tratti dolorosamente vicini. E questo aumenta l’impatto emotivo, perché quando la tensione sale — e sale spesso — senti davvero il rischio, la paura, il peso delle scelte. La scrittura di Broccaioli è affilata come una lama: taglia dove deve, ma sa anche essere elegante e raffinata nei momenti giusti. Nessuna parola è sprecata, eppure nulla è lasciato indietro. Ogni descrizione, ogni dialogo, ogni dettaglio è lì per un motivo. C’è un equilibrio perfetto tra ritmo narrativo serrato e profondità psicologica. Una delle cose che ho amato di più è che Il profumo della morte non si accontenta di raccontare una storia di crimine. Va oltre. Indaga l’animo umano, i suoi lati oscuri, i desideri taciuti, le colpe nascoste. E lo fa senza mai scivolare nel banale o nel già visto. C’è un’eleganza nel modo in cui la tensione viene costruita che raramente ho trovato altrove. E poi… è una serie. Questo significa che non finisce qui. Ed è forse la notizia migliore: perché non sono assolutamente pronta a lasciare questo mondo, questi personaggi, questa scrittura. Se amate i thriller che vi scuotono dentro, che non si dimenticano una volta chiuso il libro, e che vi fanno sentire vivi in ogni battito di pagina… allora non potete perdere Il profumo della morte. Riccardo Broccaioli è una voce potente nel panorama del thriller italiano, e io non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo di questa straordinaria serie.
🖤 Coinvolgente, spietato, bellissimo. Un thriller che ti entra sotto pelle.
Absinthe di Selene Alaska
La morte, signora volubile e temuta, veglia su ogni anima e la brama. L’ultimo respiro di ogni essere finito le appartiene e chi osa cercare di ingannarla non può che essere condannato a un’eternità di dolore e sofferenze. La morte è un bacio di gelida quiete, l’eternità è un nulla viscoso di peccato.
Julian è sfuggito alla morte diventando un vampiro, ma la maledizione di un’eternità di sangue l’ha messo in catene. James è sfuggito alla morte diventando un demone, ma la morte gli è comunque rimasta dentro e lo segue in ogni dove da quando è tornato dall’inferno.
I cuori di entrambi vivono in un passato da dimenticare, i corpi si muovono in un presente in bilico tra vizi e virtù. Le menti, le colonne portanti della loro esistenza, sostengono il gran tempio delle loro vite nutrendosi d’arte. E il passato dimostrerà di non essere poi così impotente sul loro presente.
Jago, burattinaio inarrestabile, ha sete di vendetta e niente gli impedirà di ottenerla: Julian è il suo antagonista da annientare e James un mero strumento da piegare.
Peccato che James, un dandy che mai si è inchinato davanti ad anima viva o morta, non appartenga a nessuno se non alla musica del proprio violino.
Peccato che Julian, un affascinante Conte dalle fattezze angeliche, annientato dal senso di colpa per i propri errori passati, si rivelerà più interessante e nobile di quanto prospettato.
C’è qualcosa in Absinthe che mi ha catturato fin dalle prime pagine, un’oscurità elegante che non si limita a fare da sfondo, ma pulsa insieme ai protagonisti, vampiro e demone, in un ritmo quasi sensuale, viscerale. Non leggevo una storia MM così intensa da tempo, e devo ammettere che questa mi ha lasciato qualcosa addosso, come il sapore persistente dell’assenzio stesso: dolce, pericoloso, indimenticabile. Selena Alaska ha una scrittura evocativa, a tratti poetica, che non cerca di abbellire l’oscurità ma la abbraccia, la rende parte integrante della narrazione. Mi sono sentita trasportata in un mondo in cui l’amore non è solo luce, ma soprattutto lotta, desiderio, fame, e redenzione. Il legame tra i due protagonisti – così diverso, eppure inevitabile – è una danza continua tra istinto e scelta. E non è solo questione di passione o attrazione: c’è una profondità emotiva che mi ha colpito nel profondo. I momenti più intimi, anche quelli silenziosi o carichi di tensione, mi hanno fatto rallentare la lettura perché non volevo perdermi nulla. Ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola tra loro pesa come se fosse sacra. Ho apprezzato tantissimo il modo in cui Selena ha reso reali personaggi sovrannaturali: non sono solo vampiro e demone, sono due anime spezzate che cercano qualcosa, forse sé stessi, forse solo un po’ di pace. E in mezzo al buio, riescono a trovarsi. Absinthe non è solo una storia MM fantasy: è un viaggio nei desideri più profondi, nelle ferite che ci definiscono e nel potere salvifico dell’amore, anche quello che nasce tra creature abituate a vivere ai margini. Per me, è stato un colpo al cuore. E lo porterò con me ancora a lungo.
The never King di Nikki St. Crowe
La casa dei silenzi di Donato Carrisi
Carrisi ci conduce ancora una volta nei meandri dell’inconscio attraverso Pietro Gerber, il famoso “addormentatore di bambini”, una figura a cui ormai sono profondamente legata e che ritrovo con piacere in questo quarto capitolo della saga .La tensione narrativa è palpabile: quelle atmosfere oniriche, sospese tra sogno e realtà — dove la “signora silenziosa” emerge come presenza spettrale per invadere sia i sogni di Matias che la nostra pelle — sono scritte con una maestria che solo Carrisi potrebbe possedere . Non posso che ammirare ancora una volta il modo in cui Carrisi tesse ambientazioni inquietanti — la Firenze gotica di notte, le stanze silenziose, i dettagli che ronzano come un presagio — trasformando la città in un personaggio vivo a sé . Ed è proprio questa fusione tra psicologia, suggestione paranormale e tensione viscerale che mi affascina ogni volta: è come se l’autore conoscesse i “codici” della mente del lettore, riuscisse a manipolare le emozioni pagina dopo pagina . Eppure, nel profondo, restano aperte questioni più intime: come si evolve Gerber? Lo ritrovo sempre immerso nel caso, sopraffatto, quasi a rischio di spegnersi. Per fortuna, in questo volume pare emergere una nuova sfumatura: il suo coinvolgimento sembra spingerlo a confrontarsi con i propri dubbi più oscuri . Questa crescita (sebbene sottile) è un piccolo nutrimento per chi, come me, segue la serie dall’inizio desiderando evoluzioni del protagonista.
Ammetto però di aver sentito un leggero senso di déjà‑vu: certi elementi sembrano ricorrere troppo fedelmente — il bambino tormentato, l’inquietudine sospesa, l’ambientazione notturna — e in qualche passaggio la storia pare muoversi su binari già battuti. Ma in fondo, lo stile e l’efficacia emotiva di Carrisi continuano a farmi chiudere gli occhi e sentire il cuore battere — e questo, ad averne, basta e avanza.
In sintesi: cosa amo di più
Prosa magnetica e ritmata: pagina dopo pagina, non riesci a staccarti.
Atmospere dense e inquietanti: Firenze diventa teatro di sogni e presenze.
Suspense psicologica intensa: l’ipnosi e i traumi infantili usati come leva narrativa.
Evoluzione sottile di Gerber: proprio quel minimo di novità che credevo necessario.
E per chi ama Carrisi come me, La casa dei silenzi è un viaggio ipnotico tra la mente umana e l’ignoto, una conferma della sua abilità di scrittore capace di trasformare ogni lettura in un’esperienza sensoriale totalizzante.
Red, colpo di fulmine di Stefania S.
Care lettrici oggi vi presento un nuovo romanzo Red, colpo di fulmine di Stefania S. edito da Sperling & Kupfer.Come anima mai di Rossana Soldano