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Recensione: La cacciatrice di storie perdute di Sejal Badani

Carissime, oggi Rossella vi parla di La cacciatrice di storie perdute di Sejal Badani edito da Newton Comptond Editori.

Titolo: La cacciatrice di storie perdute
Autore: Sejal Badani
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Narrative
Data di uscita: 6 giugno 2019
Link: https://amzn.to/2IDvnhC
Pagine: 444
Costo: 2,99 € ebook – 9,90 € cartaceo copertina rigida – 14,90 € cartaceo copertina flessibile
Trama:   
Emozionante come La ladra di libri
Romantico come Mangia prega ama

Jaya ha il cuore spezzato. Ha tentato a lungo di avere un bambino, ma dopo la terza gravidanza interrotta sta cominciando a perdere le speranze. Anche il suo matrimonio inizia a sfaldarsi e così, nel disperato tentativo di ritrovare sé stessa, decide di allontanarsi da New York per riavvicinarsi alle sue origini indiane. Non appena Jaya arriva in India viene immediatamente sopraffatta dai colori, dai profumi e dai suoni. Ogni cosa ha un fascino esotico, per lei, e ben presto il desiderio di riscoprire la cultura della sua famiglia prende il sopravvento. Ma ci sono segreti del passato a lungo taciuti che hanno il potere di influire sulle generazioni a venire. E così Jaya viene a conoscenza della storia di sua nonna e di un amore clandestino che è destinato a cambiare per sempre la sua vita. Solo dopo aver scoperto il coraggio e l’inarrestabile spirito di resilienza che hanno caratterizzato le donne della sua famiglia, infatti, Jaya si accorgerà di avere dentro di sé una forza che non avrebbe mai potuto immaginare di possedere.

Bestseller internazionale
Sarà tradotto in 12 lingue
Una storia magistrale sulla forza inesorabile dell'amore e l'invincibile desiderio di sognare

«Un romanzo a base di segreti, amore e spirito di lealtà. È un inno alla bellezza e fa venire voglia di approfondire le situazioni di cui si legge.»
New York Journal of Books
«Una scrittura emozionante e potente. L’autrice scrive con una tale abilità da rendere facile immergersi nella storia e godere a pieno delle suggestive descrizioni.»
USA Today
«Sejal Badani racconta universi che conosce. Un libro meraviglioso.»
Corriere della Sera
«Una storia così vivida e stimolante da sembrare reale.»
Historical Novel Society

Chi è Sejal Badani?
È un avvocato che ha deciso di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. I suoi romanzi sono stati bestseller di «USA Today», «Wall Street Journal» e «Washington Post». Adora ascoltare musica, viaggiare e tenersi in contatto con i suoi lettori.

Recensione
Oggi vi parlo di un libro che ho amato moltissimo e che, come praticamente sempre mi capita, mi ha incuriosita per la trama. Io sono da sempre molto affascinata da quei libri che mi portano a scoprire paesi diversi dal nostro per usanze e tradizioni e quindi non potevo non leggere “La cacciatrice di storie perdute” che, oltretutto, ha un titolo veramente affascinante.
Quello che mi ha invece un po’ spaventata, almeno finché non ho iniziato a leggere il libro, erano i pareri entusiastici di critica e giornali, sia italiani che stranieri. Il rischio di restare delusa, come già altre volte mi è capitato, c’era. Ma la curiosità legata all’India e le sue tradizioni, che mi attraggono e respingono allo stesso tempo, ha avuto la meglio. E, a libro finito, devo dire che non mi sono assolutamente pentita di averlo letto perché questo è un libro che mi ha affascinata per lo stile di scrittura e per la bellezza della storia raccontata. Ho amato questo libro e i suoi protagonisti dalla prima all’ultima pagina e ho fatto veramente fatica a lasciarli andare.
“La cacciatrice di storie perdute” mi ha lasciata in una valle di lacrime, è un libro vero e pieno di sentimenti e questi sentimenti arrivano dritti al cuore e l’India viene descritta per quello che è, nulla viene risparmiato al lettore. È un paese dalla storia affascinante e pieno di feste bellissime che hanno lo scopo di celebrare la vita, ma è anche un paese povero e privo di regole o, forse sarebbe meglio dire, con leggi fatte per tutelare solo alcune caste e alcune persone. E chi meglio di un’autrice di origine indiana poteva descrivere in maniera così intensa questo paese così pieno di contraddizioni! La Sejal scrive di cose che conosce e si vede!
Protagonista di questo libro è Jaya, una giovane donna di origini indiane ma nata e vissuta a New York. Dopo il terzo aborto spontaneo la sua vita sembra andare a rotoli così come il suo matrimonio e così decide di partire per l’India alla scoperta di quel paese che ha dato i natali ai suoi genitori ma che lei non ha mai visto o conosciuto. Questo viaggio sarà per lei l’occasione per ritrovare sé stessa attraverso i racconti legati alla vita di Amisha, la sua nonna materna. Conoscere a fondo la sua famiglia materna e, contemporaneamente l’India del passato e del presente, la aiuteranno a ritrovare sé stessa e, forse, anche il rapporto con sua mamma con cui Jaya ha un rapporto fortemente conflittuale. Una donna, sua mamma, molto chiusa e poco propensa a far vedere le sue emozioni e i suoi sentimenti a causa di quello che ha vissuto nel suo paese prima di decidere di lasciarlo per sempre.

Busso alla porta di Ravi e aspetto. In testa continuano a frullarmi la storia di Amisha e la mia. Per ogni scelta che mia nonna non aveva, penso a quelle che ho fatto io. Per ognuna delle sofferenze di Amisha, penso alle volte che mi sono detta che non mi importava. Per ogni occasione in cui ha dimostrato che donna fosse, penso alla donna che io non sono.

Il tutto ha ovviamente come sfondo l’India e copre un periodo di tempo che va da circa gli anni ’30, quando quel paese era ancora una colonia inglese, fino al 2000.
Molti sono i personaggi che ritroviamo in questo libro, ma tre hanno rubato il mio cuore più di tutti gli altri e cioè: Amisha, la nonna di Jaya; Ravi, il domestico di Amisha e la persona che racconterà a Jaya la storia di sua nonna e infine il luogotenente Stephen, amico di Amisha nonostante tutto e tutti e anche l’unico a credere in lei e nelle sue capacità.
Vorrei dirvi qualcosa di più su questi personaggi, ma il rischio di raccontare cose che è più bello scoprire leggendo il libro è troppo alto e così non vi dirò nulla, ma sono sicura del fatto che, se sceglierete di leggere questo libro, questi tre personaggi toccheranno anche le corde del vostro cuore!
La cacciatrice di storie perdute è un libro pieno di sentimenti, è un libro che, per certi versi, fa anche male al cuore, è un libro che mi ha fatta piangere come pochi altri libri ma è anche un libro che rileggerei ancora e ancora perché, nel complesso, è anche un libro che mi ha lasciata con il cuore colmo d’amore! È un libro che ci parla di ingiustizie e di quanto è difficile avere una vita degna di essere chiamata tale in un paese come l’India ma è anche un libro che ci fa capire quanto è importante avere qualcuno che creda in noi al di là di tutto perché anche solo una persona può cambiare la nostra vita e renderla migliore!
Il libro è narrato dal punto di vista di Jaya e dal punto di vista di Ravi che ci racconta la vita di Amisha e, in parallelo, anche la sua vita. La parte di Jaya è in prima persone mentre le parti di Ravi è in terza persona.
Lo stile di scrittura dell’autrice è, nel complesso semplice ma scorrevole. Sono tanti i fatti narrati ma la storia non risulta pesante e il racconto scorre fluido facendo sentire il lettore parte piena del racconto; in determinati momenti per me è stato come ritrovarmi catapultata dentro la storia stessa, mi sembrava di vivere le scene narrate.
Ed è ovviamente un libro che vi consiglio di leggere, perché è veramente bello e merita di essere letto. Tenete accanto a voi una scorta di fazzolettini e poi buttatevi in questa lettura affascinante e coinvolgente.
Non voglio dirvi nulla di più, ma piace lasciarvi con un piccolo estratto che, alla luce di tutto quello che sta succedendo nel mondo, mi ha fatto molto pensare:

La storia ci insegna che abbiamo bisogno di etichette per definire chi siamo. Per centinaia di anni, le persone hanno categorizzato le altre come esseri inferiori per sentirsi più potenti. Colore, genere, classe, religione, handicap fisici, orientamento sessuale ed estrazione sociale sono solo alcuni dei criteri per cui un gruppo viene distinto da un altro. Per ogni persona che si ritiene superiore, un’altra deve essere inferiore. Ma cosa dice di noi esseri umani questo atteggiamento per cui spingiamo gli altri verso il basso per soddisfare i nostri desideri? Ci aiuta a raggiungere l’obiettivo prefissato oppure genera una catena di comportamenti difficile da spezzare?
E se fossimo tutti uguali agli occhi degli altri? E se ci sentissimo orgogliosi della nostra immagine riflessa? Probabilmente è un’utopia e finirò per essere ridicolizzata, ma qui, in un villaggio a migliaia di chilometri di distanza da tutto, voglio correre il rischio. Per un solo giorno, forse riusciremmo a mettere da parte le nostre differenze e sentirci tutti uniti nella nostra identicità. Per un solo giorno, capiremmo che al di là delle differenze siamo tutti uguali, con le stesse speranze, sogni, paure, punti di forza e debolezze. Per un giorno, potremmo stare insieme anziché divisi, e trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi.
La storia ci dice che quel giorno non arriverà mai. Le nostre differenze ci danno uno scopo, sia esso buono o cattivo. Alcuni le vedono come un’opportunità per cercare di essere in tutti i modi ciò che non sono, mentre altri ne approfittano per denigrare chi ci spaventa.

Rossella


*copia fornita dalla CE