Intervista a Loredana La Puma
Oggi ospitiamo nel nostro blog
un'autrice emergente, Loredana La Puma.
Grazie a una catena su Anobii ho
avuto la possibilità di leggere il suo libro “Il cerchio si è chiuso” davvero
diverso dal classico fantasy. Una fresca novità nel panorama letterario.
Loredana è una persona che mi è
piaciuta a pelle, disponibile e gentile, la nostra è stata una piacevole ma
lunga e intensa chiacchierata. Per questa ragione mettetevi comodi per
conoscere quest'autrice che ci racconta dei suoi libri e non solo.
- Benvenuta Loredana nel nostro Blog, è un piacere averti qui e poter fare due chiacchiere insieme.
Grazie mille a
voi per l’ospitalità , il piacere è tutto mio!
- Prima di parlare del tuo libro d’esordio, che ho avuto il piacere di leggere, parlami un po’ della tua passione per la scrittura e di com’è nata e si è sviluppata nel tempo.
Si tratta di una
passione nata molto precocemente. Ho cominciato a inventare storie e a metterle
per iscritto più o meno quando ho imparato a leggere e scrivere. I miei primi
pastrocchi risalgono infatti a quando avevo sette anni, età in cui possedevo
già una macchina da scrivere portatile. Diciamo che avevo una fantasia
piuttosto vivace e ho sempre avuto molti interessi e molti hobby a carattere
creativo; scrivere era uno di questi, una sorta di sfogo che mi permetteva di
svuotare un po’ la mente da tutto il materiale che mi gironzolava per il
cervello. Ho proseguito fino al liceo (tutta roba illeggibile, naturalmente),
quando ho messo da parte la scrittura a causa degli impegni scolastici. Ho
ripreso - del tutto inaspettatamente e con una costanza fino ad allora
sconosciuta - solo durante gli anni dell’Università , proprio con “Il cerchio si
è chiuso”.
- Insomma una passione sbocciata in tenera età che ha avuto il suo culmine solo dopo anni e che ha portato quindi alla stesura de “Il cerchio si è chiuso”, il primo libro di una trilogia real fantasy, il tuo libro d’esordio se non erro. É un libro decisamente particolare e diverso dal classico fantasy. Parlaci un po' del testo, com’è nata l’idea delle avventure di Elisa (Elli) e di come hai organizzato il lavoro.
Esatto, si tratta proprio
del mio esordio letterario. Come dicevo prima, questo libro ha rappresentato per
me il ritorno a un interesse che avevo smesso di coltivare da diversi anni. In
concomitanza con la scoperta del genere fantasy (e in particolare con l’amore
per la saga di Harry Potter) cominciò a rinascere in me il desiderio di creare
un universo letterario tutto mio. Poco alla volta cominciai a essere quasi ossessionata
da alcuni elementi di una storia, niente
di troppo specifico in realtà : una ragazza coinvolta a sua insaputa in qualcosa
più grande di lei, un’organizzazione segreta, figure misteriose che entrano
d’improvviso nella sua vita, un segreto legato al suo passato e alla sua
famiglia. Ecco, in principio era tutto qui. Però, come spesso accade, non
riuscivo a dare una forma più compiuta al tutto e a prendere il via. E arriviamo
così a un pomeriggio del 2004. Stavo preparando un esame universitario, una
materia molto pesante e particolarmente noiosa. Avevo davanti un quadernone che
usavo per prendere appunti, finché a un certo punto smisi di studiare e di
punto in bianco presi a scrivere la scena in cui una ragazza di nome Elli fa
uno strano incontro a una fermata dell’autobus. Da quel momento non mi fermai
più. Era una sensazione stranissima, mai provata prima: trama e personaggi
prendevano vita quasi da soli, come se si trovassero da qualche parte e a me
toccasse solo “raccoglierli” da questo universo e portarli nella nostra realtÃ
attraverso le parole. So che molti autori inorridirebbero per questo modo di
procedere, ma la verità è che ho iniziato a scrivere questa storia senza avere la
minima idea di dove mi avrebbe condotto, e devo dire che mi ha portato dove mai
avrei pensato, a partire dagli elementi fantasy che a poco a poco si sono
insinuati nella storia (stiamo parlando di un periodo in cui l’urban fantasy
non era certo il fenomeno che è adesso, quantomeno nel nostro paese, e mentirei
se dicessi di essermi messa davanti al pc con l’intenzione di scriverne uno). Un
elemento importante, nello sviluppo della trama in una certa direzione, è stato
senz’altro l’atmosfera della mia città , Palermo, piena di misteri e di luoghi
affascinanti, nonché di numerosi apparati sotterranei più o meno noti e legati
a svariate leggende. Mentre i personaggi che avevo creato diventavano per me
dei cari amici più che figure fittizie, e mentre il processo di scrittura
diventava qualcosa di molto più impegnativo di un semplice passatempo,
cominciai a pensare a qualcosa che fino a pochi mesi prima non mi sarei mai
sognata di prendere in considerazione: perché non tentare la strada della
pubblicazione?
Fu mentre mi avvicinavo
alla fine della stesura che compresi che la storia non si sarebbe esaurita lì.
Il libro sì: stava per finire e questo era chiaro. Ero arrivata a un punto che
richiedeva una conclusione, ma quel volume non sarebbe mai stato sufficiente
per portare a compimento la storia di Elli e tutti i retroscena che
presupponeva. E così nacque, stavolta con un’idea ben precisa del percorso che
volevo seguire, il progetto della trilogia.
- Davvero interessante. Effettivamente leggendo il tuo libro ho pensato un po’ a Harry Potter, la trama si svolge abbastanza lentamente e la storia d’amore, che spero nel secondo volume avrà qualche svolgimento piacevole, è appena accennata particolare che ho apprezzato. Quando hai deciso di pubblicare come ti sei approcciata alla realtà editoriale? Sappiamo che è decisamente faticoso riuscire a trovare un editore onesto come ti sei mossa in questo mare? Hai qualche consiglio da dare?
Per quanto riguarda la
storia d’amore, non posso confermare o smentire le tue speranze senza
spoilerare… vedrai! ;) Detto fra noi, non ho mai apprezzato molto quelle storie
in cui i protagonisti si giurano amore eterno tre giorni dopo essersi
conosciuti. L’ho sempre trovato inverosimile e poco coinvolgente. Alcuni
lettori si sono lamentati un po’ del fatto che i due protagonisti si comportino
come dei ragazzini nelle faccende di cuore, contrariamente a quanto la loro etÃ
anagrafica dovrebbe presupporre. Per quanto mi riguarda, non si tratta di una scelta
casuale ed è proprio questo il punto: Elli e Fabio avranno pure vent’anni, ma
entrambi – per motivi diversi – hanno delle grosse difficoltà a relazionarsi
con gli altri e sono come bloccati da un punto di vista emotivo. Ecco il motivo
del loro comportamento spesso infantile.
Andando alla tua
domanda sulla realtà editoriale, si è trattato di un percorso irto di
difficoltà e che in un primo momento mi ha molto spiazzata. All’epoca non
frequentavo forum, blog e social network dedicati alla scrittura, ero molto ingenua
e non sapevo come muovermi. In un primo momento pensai di affidarmi a
un’agenzia letteraria, a riprova di quanto poco conoscessi l’editoria italiana.
Ovviamente fu buco nell’acqua: spesi una bella sommetta solo per ricevere una
scheda negativa in cui il mio romanzo veniva fatto letteralmente a pezzi, e
dove due o tre critiche sensate si alternavano a una marea di altre che per me
non avevano (e tuttora non hanno) molto senso. Del resto, li avevo già pagati…
Inutile dire che lo
sconforto fu enorme. Impiegai mesi per riprendermi e per decidere di tentare
ancora. Un altro degli errori in cui incorrono gli scrittori alle prime armi è
credere che il mondo intero stia solo aspettando il loro libro. All’inizio di
questa avventura non avevo idea di quanti aspiranti autori esistessero, e di
come le case editrici venissero sommerse giornalmente da inediti di tutti i
tipi. Col passare dei mesi, seguendo i consigli sparsi per il Web, mi feci un
po’ più furba, cominciai a capire come funzionava, a selezionare le case
editrici più adatte alle mie esigenze e a presentare loro il manoscritto nella
maniera corretta. Venni anche a conoscenza delle trappole dell’editoria a
contributo, che decisi per partito preso di evitare a ogni costo. Nei tre anni
che seguirono collezionai un bel po’ di rifiuti, cosa che avrebbe potuto fiaccarmi
se non fosse stato per alcuni eventi che mi spronavano a non mollare: una
grossa casa editrice chiese il manoscritto in visione dopo averne valutato un
estratto, anche se poi il tutto si risolse in un nulla di fatto; un altro
editore molto noto rifiutò per mancanza di una collana editoriale adatta, ma mi
scrisse un’e-mail di incoraggiamento in cui si lodavano alcuni aspetti della
trama e dello stile. Però, dopo tanto tempo, cominciai a credere che fosse
tutto inutile. Avevo quasi gettato la spugna quando un mio caro amico mi parlò
di una nuova casa editrice non a contributo in cerca di romanzi fantasy e di
fantascienza. Fu in questo modo che nel 2008 approdai alla Penna Blu Edizioni,
nascente realtà editoriale pugliese intenzionata a concentrarsi sulla
letteratura di genere. “Il cerchio si è chiuso” fu selezionato come opera d’esordio
sia mia che dell’editore, e devo dire che, nel nostro piccolo, ci siamo presi
entrambi le nostre belle soddisfazioni in merito (una delle più grandi è
ricevere e-mail di persone del tutto sconosciute che manifestano il proprio
apprezzamento per i libri e l’impazienza per l’uscita del prossimo… per me non
c’è gioia più grande). Dall’altro lato mi sono imbattuta in persone molto
entusiaste e appassionate, che curano ogni aspetto delle loro opere – editing, impaginazione,
immagine di copertina – con una meticolosità che altre piccole e medie case
editrici possono solo sognare. Certo, le difficoltà sono enormi per i piccoli
che decidono di scavarsi una nicchia nella realtà editoriale italiana, dove
pochissime big detengono il monopolio del settore, ma ci si prova.
Ecco, questo è quello
che vorrei consigliare a tutti gli aspiranti autori: non accontentatevi; cercate
qualcuno che creda davvero in voi e nella vostra opera (non nei vostri soldi).
Leggete molto, esercitatevi molto, non disdegnate le critiche, e ricordate che
si può sempre migliorare (guai all’esordiente che ritiene il suo romanzo il
capolavoro del secolo). Utilizzate il Web: è una risorsa fondamentale, un
immenso archivio di consigli, esperienze, suggerimenti, sia per quanto riguarda
la scrittura in sé che per la ricerca di un editore o – perché no – l’eventuale
auto-pubblicazione.
- Ottimi consigli direi, ma hai tirato fuori un argomento che oggi giorno fa molto parlare. Cosa pensi dell’auto-pubblicazione? Il fenomeno sta prendendo piede anche qui in Italia e i pareri sono molto discordanti. Molta gente pensa che sia uguale all’editoria a pagamento e che chi fa questa scelta sia uno scrittore di serie B o peggio ancora non sappia scrivere. Quali sono le tue opinioni?
Personalmente trovo che
sia una buona soluzione per gli esordienti in cerca di visibilità , e non per
forza come “ultima spiaggia”, ma anche come decisione consapevole presa fin
dall’inizio. D’altro canto, il fatto di non aver trovato un editore non vuole
dire necessariamente che un libro non sia valido, tutt’altro: i motivi che
spingono un editore a rifiutare un’opera possono essere innumerevoli e non
tutti hanno a che fare col livello qualitativo dell’opera stessa. Quindi
sfatiamo un mito: chi sceglie questa strada non è automaticamente uno scrittore
di basso livello. Dal punto di vista dell’autore, poi, trovo che sia una scelta
molto più felice rispetto a un certo tipo di editoria a contributo: almeno
nessuno sta approfittando della tua buona fede e hai piena libertà su qualunque
aspetto della tua opera.
Il punto è che le case
editrici a contributo (per la maggior parte, non voglio comunque fare di tutta
l’erba un fascio) non offrono in realtà alcun tipo di servizio. Quindi qual è
il vantaggio di appoggiarsi a loro rispetto al fare tutto da soli? Credo
nessuno. Spesso anche le case editrici medio-piccole più oneste, quelle cioè
che non fanno pagare gli autori, risultano a conti fatti un po’ carenti su
alcuni aspetti (editing, correzione di bozze, distribuzione, ecc.), arrivando
al risultato paradossale che a volte l’autore auto-pubblicato ha più
possibilità di piazzare il suo libro rispetto a quanto ne abbia il piccolo
editore stesso, grazie anche alla rivoluzione del commercio elettronico.
Conosco persone che si sono auto-pubblicate, hanno acquistato il codice ISBN e
vendono tranquillamente su piattaforme come IBS e simili.
Naturalmente tutto ciò
funziona soltanto se l’autore è al tempo stesso dotato di capacitÃ
imprenditoriale e spirito di iniziativa, ecco perché non è una scelta che va
bene per tutti (io per esempio manco del tutto sia dell’una che dell’altro!
:P). Senza contare che bisogna anche vincere i (radicatissimi) pregiudizi dei
lettori. Già l’esordiente in quanto tale viene visto con sospetto, l’esordiente
auto-pubblicato ancora di più. In parte il lettore ha ragione: si tratta di
libri che per la maggior parte non sono stati sottoposti ad alcun tipo di
editing; spesso sono pieni di refusi e
l’impaginazione può lasciare molto a desiderare. Ma la verità è che queste
stesse “pecche” si possono ritrovare anche in molte opere delle piccola e media
editoria, a contributo e non. Si tratta in pratica di un immenso calderone in
cui si può trovare di tutto, da bozze di storie a malapena leggibili fino a
vere e proprie perle nascoste. In tutto ciò, ancora una volta sono le
rivoluzioni tecnologiche a venire in aiuto dello scrittore che decide di fare
tutto da sé: perché oggi esiste l’e-book. E se un lettore può essere molto
restio a spendere 15 o anche 10 euro per comprare il libro cartaceo di un
esordiente auto-pubblicato, potrebbe invece molto più facilmente dar via 0,99
centesimi per dare un’occhiata al suo e-book, specie se l’autore si è fatto in
precedenza conoscere, non so, con un romanzo o dei racconti scaricabili
gratuitamente, o con pubblicazioni a puntate sul proprio blog, conquistando così
la fiducia e l’interesse del lettore stesso. Oggi le possibilità sono molte più
ampie rispetto a qualche annetto fa, e con un po’ di inventiva e di buona
volontà (e di talento, ovviamente) ci si può far conoscere anche a un pubblico
abbastanza ampio senza per forza passare dai canali canonici.
- Loredana toglimi una curiosità , nella prima copertina abbiamo un pentagono, come mai hai scelto questo simbolo? Ha un significato particolare? Ovviamente nel libro si scopre cosa rappresenta ma volevo capire come mai tra tante forme possibili hai scelto questi cinque lati con la base aperta?
La storia della forma
del ciondolo è un po’ particolare, e probabilmente diversa da come la si
potrebbe immaginare. C’è da dire che durante la stesura dei primi capitoli
l’Averon non esisteva affatto, né sulla carta né tantomeno nella mia mente (il
Prologo venne aggiunto solo in un secondo momento). In effetti è buffo pensarci,
visto che sarebbe diventato l’elemento fondamentale di tutta la trilogia. La
prima volta che pensai di inserire un ciondolo nella storia fu proprio mentre
scrivevo la scena di Fabio che regala a Elli l’Obvius. In realtà in quel
momento avevo deciso solo che quello sarebbe stato il simbolo dell’Ordine dei
Guardiani, e cominciai a pensare a quale forma dovesse avere. Volevo qualcosa
che fosse semplice da visualizzare, ma che al tempo stesso possedesse un che di
esoterico. Dopo un po’ pensai che un pentagono fosse una buona soluzione,
perché racchiudeva entrambe queste caratteristiche, ma non ne ero del tutto soddisfatta:
occorreva qualcosa che appartenesse solo ai Guardiani e non fosse riconducibile
ad altro, visto che doveva trattarsi di un segno distintivo. Allora pensai che avrei
dovuto modificarlo in qualche modo… e lì decisi di trasformarlo in una figura
aperta. Man mano che procedevo con la storia, a un certo punto saltò fuori
l’idea di questo Obvius molto particolare dotato di poteri misteriosi, e il suo
nome mi venne subito in mente: l’Averon. Anche il significato dei quattro lati
sembrò arrivare dal nulla, incastrandosi peraltro molto bene con la trama.
Ricordi quando prima parlavo di quello strano processo che mi ha dato
l’impressione di scoprire la storia man mano che la raccontavo più che di
costruirla? Ecco, questo ne è un perfetto esempio. Ora però lancio una
provocazione che potrebbe trovare una risposta nei prossimi libri: i Guardiani
in effetti sanno molto poco dell’Averon
e delle sue origini, e il senso che hanno attribuito alla sua forma è,
per l’appunto, una loro arbitraria interpretazione. Ma se il vero significato
del pentagono senza base fosse un altro? ;)
- Loredana devi sapere che io sono curiosa, se continui così finisce che ti tartasso per sapere cosa accade :-D…
Da brava siciliana non
dirò una parola! Muta sono! :P
- La città di Pietra è il secondo libro della saga dell’Averon. Parlaci un po’ di questo testo, raccontaci questo seguito che leggerò molto presto.
Come raccontavo prima,
mentre “Il cerchio si è chiuso” giungeva alla sua naturale conclusione, ho
capito che la storia avrebbe richiesto un seguito (anzi, due ^_^). Molte saghe
(vedi per l’appunto quella di Harry Potter) si basano su uno schema di base che
si ripete più o meno uguale da un libro all’altro, ma io decisi fin da subito
che non volevo questo. Desideravo che ogni romanzo della trilogia fosse
totalmente diverso dall’altro. Per quanto riguarda “La Città di Pietra”, la
prima cosa che fui costretta – per cause di forza maggiore… ma non spoileriamo troppo
per chi non ha letto il primo libro :P – a prendere in considerazione, fu la
necessità di una nuova ambientazione. Quello fu il punto di partenza: prima
arrivò l’immagine della Città di Pietra (scoprirai presto di che si tratta),
poi, a partire da quella, tutto il resto. Sono particolarmente soddisfatta di
questa mia creazione, che finisce per diventare un protagonista aggiunto della
storia (tanto da dare il titolo al libro). Prima parlavamo di uno schema
narrativo diverso: se “Il cerchio si è chiuso” è senza dubbio un romanzo di
formazione, “La Città di Pietra” si basa invece sullo schema della “cerca”, è quasi
una caccia al tesoro, ma non posso dire di più.
Insieme a tutti i
vecchi personaggi, ce ne saranno alcuni nuovi, uno dei quali ha riscosso
parecchio apprezzamento fra i lettori. Personalmente, credo che il secondo
libro sia migliore del primo: più maturo, più sicuro da un punto di vista
stilistico e più solido nella costruzione della trama. D’altronde, guai se non
si migliorasse con l’esperienza.
- Quanto c’è di te stessa nel libro, nei tuoi personaggi? Elli ti somiglia? Fabio, Luca e Rita hanno un appiglio nella tua realtà ?
La risposta alla
domanda “Elli ti somiglia” è… assolutamente sì! :P Del resto, credo, è quello
che fanno un po’ tutti gli scrittori al loro primo libro (per quanto avessi
scribacchiato altre cose in passato, non posso fare a meno di considerare “Il
cerchio si è chiuso” il mio primo romanzo): si immaginano nei panni dei loro
protagonisti. Ecco quindi che la Elli della prima parte della storia è la mia
esatta fotocopia, sia fisicamente (occhi verdi a parte) sia da un punto di
vista caratteriale (ed ecco perché sorrido fra me e me quando alcuni lettori mi
dicono che il suo modo di rapportarsi agli altri – il fatto che abbia così
pochi amici, il suo essere così impacciata nelle faccende di cuore – a volte
non è molto credibile. Proprio l’unico personaggio il cui comportamento
rispecchia al 100% quello di una persona reale… risulta per certi aspetti il
più inverosimile! Lo trovo divertente… oltre che un tantino paradossale :P). Col
procedere della storia, ovviamente, Elli finisce per allontanarsi parecchio da
me: lei fa delle esperienza diverse dalle mie, che inevitabilmente la cambiano.
Alcuni episodi del libro sono anche accaduti realmente, come quelli che
riguardano i rapporti della Elli bambina con i suoi compagni di classe, e c’era
davvero una mia compagna delle elementari di nome Rita – un vero maschiaccio – che a sette anni mi disse quella frase: “non
voglio più vederti piangere, i deboli piangono!”. Purtroppo la vera Rita cambiò
scuola l’anno seguente, ma mi sono sempre chiesta come sarebbe stato diventare
sua amica. Ecco… il suo personaggio è un po’ un omaggio a quell’episodio della
mia infanzia, e al ruolo che alcune persone hanno avuto nella mia vita: mi è
capitato diverse volte, infatti, di avere accanto delle figure più peperine di
me che mi spronavano a essere più combattiva. Per quanto riguarda Fabio e Luca…
immagino siano parecchio idealizzati. XD Quale ragazza non vorrebbe
incontrarli? A me non è ancora capitato, purtroppo. :P
- Ho qualche altre domanda. Cosa puoi anticiparci del terzo libro? È in stesura? Titolo? Uscita? Dai dacci qualche anteprima assoluta, raccontaci qualcosa qui sul nostro Blog ;-)
Il terzo libro ha avuto
una storia piuttosto travagliata rispetto ai primi due. Hai presente il
famigerato e temutissimo blocco dello scrittore? Ecco, con questo romanzo ho
capito in pieno di che si tratta! I motivi del blocco sono stati molteplici, e
vanno dai problemi personali – negli ultimi due anni me ne sono capitate
davvero di tutti i colori, sembrava quasi una maledizione… tant’ è che a volte
scherzo sul fatto che debba esserci sotto lo zampino dei Custodi :P – fino ad alcuni
aspetti dell’esperienza della pubblicazione che non avevo considerato in
precedenza. Per quanto il mio pubblico sia numericamente limitato, infatti, ci
sono comunque delle persone che tengono molto a questa saga, e senza rendermene
conto mi è presa la paura di deluderle. Ho cominciato a pensare cose come: “ma
questo piacerà ? E quest’altro? E questa cosa come la prenderanno?”, pensieri
che uno scrittore non dovrebbe mai, mai, mai fare. Il miglior modo per non
deludere i lettori – l’ho capito solo col tempo - è restare fedeli alla storia che si sta
raccontando, perché nel momento esatto in cui cominci a cercare di accontentare
gli altri finirai inevitabilmente per scontentare te stesso… e a quel punto il
disastro è dietro l’angolo. Per fortuna adesso il blocco è definitivamente
superato, e devo dire che sono molto soddisfatta del risultato, perché “Il
Mondo di Atlan” (questo il titolo del terzo libro) sta diventando esattamente
quello che volevo.
Visto che il romanzo è
risultato molto, molto più lungo del previsto, già un annetto fa con l’editore
decidemmo di dividerlo in due parti. I primi venti capitoli, salvo cambiamenti
dell’ultimo minuto, andranno a costituire il terzo volume della saga, “Il Mondo
di Atlan - Parte Prima”. Avremmo dovuto iniziare l’editing di questo terzo
volume già l’estate passata, di modo che fosse disponibile per Natale,
purtroppo ancora una volta contrattempi di tutti i tipi hanno rallentato il
processo – la maledizione dei Custodi ancora una volta in agguato? :P – e il
tutto è slittato di qualche mese. Il progetto attuale è di iniziare l’editing questo dicembre e farlo
uscire entro Marzo 2013. La nostra illustratrice, la bravissima Marta C.
Flocco, sta già lavorando alla copertina che, ne sono certa, sarà spettacolare.
Per quanto riguarda la “Parte Seconda”, attualmente è ancora in fase di
stesura, ma ormai siamo praticamente al gran finale: i pezzi sono tutti sulla
scacchiera e adesso mi tocca soltanto muoverli! ;) In effetti è elettrizzante
essere giunta a questo punto: progetto certe scene da quasi sette anni, e
finalmente ci sono arrivata!
Parlando un po’ del
libro in sé, come dicevo prima, volevo che ogni capitolo della trilogia fosse
diverso dall’altro, e senza dubbio “Il Mondo di Atlan” (Prima e Seconda Parte)
lo è parecchio. Diciamo che questa saga, a guardarla nel suo complesso, è in
definitiva piuttosto strana. Potremmo dire che fra il libro inziale e quello
conclusivo c’è addirittura un cambio di genere letterario (capirai leggendo), e
questo è uno dei motivi che mi hanno messo in crisi durante la stesura. Per un
certo periodo mi è sembrata una mossa molto azzardata, poi ho capito che la
cosa migliore era seguire la corrente. Se la storia mi stava portando in quella
direzione, amen: ci sarei andata a dispetto delle conseguenze. Ha una trama
molto più complessa rispetto ai primi due, molti più personaggi, diversi punti
di vista, molti scenari diversi, e affinché la storia fosse coerente e
verosimile ho dovuto spesso interrompere la stesura per fare delle ricerche che
mi hanno portato via parecchio tempo (altro motivo del ritardo). Adesso che il
più è fatto, però, la soddisfazione è immensa, e spero davvero di tutto cuore
che i lettori che hanno apprezzato “Il cerchio si è chiuso” e “La Città di
Pietra” faranno altrettanto con “Il Mondo di Atlan”.
- Interessante, allora Loredana voglio strapparti una promessa, appena avrai la copertina del nuovo libro e conoscerei i vari dettagli, come prezzo e trama mi fai un fischio e mi lasci l’esclusiva di annunciare la tua uscita ;-)? Chiedo troppo?
- Atri progetti per il futuro dopo aver concluso la saga dell’Averon?
Fino a qualche tempo fa
avevo in progetto di scrivere una storia di fantasmi, adesso però ho
accantonato quell’idea perché ho per le mani qualcos’altro che mi sembra molto
più promettente. Proprio com’è accaduto quando ho iniziato a scrivere “Il
cerchio si è chiuso”, una trama e dei personaggi si sono imposti alla mia
attenzione nel momento più inaspettato. Ho già iniziato a scrivere i primi
capitoli e mi piacciano un sacco, ma mi sono autocostretta a metterli via
finché non avrò concluso la Parte Seconda de “Il Mondo di Atlan”. Si tratta di
qualcosa di totalmente diverso dalla trilogia, una sorta di fiaba di
ispirazione celtica. Non ha ancora un titolo e probabilmente sarà un romanzo
autoconclusivo, ma ho imparato a non dare mai nulla per scontato quando si
tratta di scrittura: vedrò dove mi porterà la storia! ;)
- Bene Loredana, è stato un piacere averti qui con noi sulla Bottega dei libri incantati. Seguiremo sicuramente i tuoi progressi nell’immenso e incantato mondo della scrittura. A presto.
Grazie a voi per questa
bella chiacchierata, il piacere è stato tutto mio.
Ecco qualche link utile:
http://trilogiaaveron.wordpress.com/
http://lapennablu.it/catalogo/?la-puma-loredana,21
E' possibile leggere sul sito l'anteprima dei due libri:
Buona lettura a tutti colori che decideranno di acquistare la trilogia dell'Averon.
Vany