Laura Nottari,
Segnalazione: Away (Vol. 1) di Laura Nottari
Away
Laura Nottari
Vi segnaliamo l'uscita del primo romanzo di una nuova autrice in self publishing. Un genere medieval romance contemporanei,
il primo di una serie.
Serie: vol #1
Genere: Medieval Romance/viaggio nel tempo
Prezzo ebook: € 1,99 (pagine 292) In abbonamento K.U.
Prezzo cartaceo: € 13 (pagine 404)
Trama:
Alla ventitreenne newyorchese Hayley Jones non sembra mancare nulla; bellezza, soldi, vestiti costosi, studi brillanti e uno spazioso loft nell'Upper East Side. È tutto lì, racchiuso in lussuose mura insieme ai suoi hobby preferiti: serie tv, margarita e videogiochi. Dopo la morte dei genitori, però, Hayley si chiude in se stessa. La sua ossessione diventa Il regno di Aishtale, un videogioco GdR scovato online, nel quale si isola per mesi, costruendosi una vita alternativa lontana dal dolore, dalle responsabilità e soprattutto dalla realtà . Tutto questo, però, non può durare, ed è il gioco stesso a ricordarglielo. Per la triste gamer è giunto il momento di aprire gli occhi e crescere, e quale miglior modo per farlo se non in un altro, di mondo?Risvegliata nelle lande del videogame, Hayley si farà strada in una società medievale scandita da regole, usi e costumi incomprensibili. Inaccettabili per una donna di altri, futuri tempi. Il destino e i sentimenti della ragazza di New York si intrecceranno con quelli di Clarence, un umile fabbro. Questi, prendendola sotto la sua ala protettrice, la introdurrà nel borgo di Levongrest, un luogo agli antipodi rispetto a New York ma che, nel bene e nel male, diventerà una nuova casa.Fato e amore, fuga o accettazione, passato e futuro, si ricongiungeranno nel destino di un regno all'apparenza inesistente. La guerra, presto, busserà alle porte del regno di Aishtale.Un altro mondo, un'altra realtà , un amore in cambio di una vita e di un'identità riscritte completamente da zero.
Bio autore:
Mi chiamo Laura Nottari, ho 37 anni, lavoro e vivo a Roma. Le mie giornate sono scandite dal lavoro, dagli impegni familiari e dalle passeggiate con i miei due cani. La scrittura, così come la lettura e la necessità di estraniarmi da ciò che mi circonda, è sempre stata parte integrante del mio essere. Chi mi conosce mi definisce una persona "perennemente altrove" e in effetti è proprio così. Fino a poco tempo fa scrivevo per passione e tenevo tutto per me stessa, poi ho pensato che sarebbe stato bello condividere con altri i miei "mondi immaginari" e così ho preso il coraggio, e ho pubblicato Away, il mio primo romanzo.
Sapere di riuscire a regalare a chi mi legge qualche ora di fuga dalla vita di tutti i giorni è, per me, motivo di felicità , ed è quello che cerco in ciò che leggo a mia volta. Sognare è vivere.
Contatti:
Instagram @laura_nottari
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Estratti:
(...)«State bene, mia signora?» domandò finalmente l'uomo con tono insicuro. A giudicare dal timbro, sembrava giovane. Hayley non seppe esattamente cosa rispondere; era terrorizzata, tremava e zoppicava, ma a parte tutto, viva. Annuì stringendosi nelle spalle, il mento prese a tremarle preannunciando un pianto epocale.
«Siete ferita? Vi hanno fatto del male?» le domandò ancora il cavaliere, e Hayley annuì di nuovo, rincuorata dalla sua gentilezza. Ma si affrettò anche a correggersi.
«No, non a me,» rispose, «a delle donne lungo la strada, le hanno aggredite poverine, sono...» si guardò attorno cercando di orientarsi, ma le riuscì impossibile, dato che quegli alberi parevano tutti uguali. Giunsero le prime lacrime, solcarono limpide sangue e sporco, lungo le guance. «Oddio, non lo so... non so dove sono!» singhiozzò.
«Vi prego, ora state tranquilla,» fece il cavaliere, «i nostri uomini sono già sulla strada, abbiamo sentito le vostre grida e siamo accorsi. Quei delinquenti non vi faranno più alcun male.»
Hayley annuì riprendendo fiato, e il soldato continuò.
«Non siete di qui, vero?» le domandò smontando da cavallo e lei indietreggiò istintivamente di un paio di passi, spaventata dal pesante rumore metallico dell'armatura.
«No,» rispose asciugandosi le lacrime e tirando su con il naso.
«Di dove siete, se non sono indiscreto?» le chiese sempre educatamente, sfilandosi i guanti d'arme e legandoli alla cintura, cominciando ad avanzare con calma verso di lei.
«New York...» rispose Hayley, «il mio appartamento è nell'Upper East Side.»
Il cavaliere si fermò ad alcuni di metri di distanza, rimase qualche istante in silenzio, poi si sfilò dalla testa l'elmo e lo gettò in terra. Hayley non si era sbagliata più di tanto, quello che aveva di fronte era un uomo giovane, forse di qualche anno più grande di lei, a occhio e croce una trentina di anni o qualcosa di più. I suoi capelli chiari, corti e spettinati a causa del sudore e dell'elmo, erano quasi biondi quando la luce del sole li colpiva, biondi come la barba incolta che gli incorniciava il mento e le guance. I lineamenti del viso, mascolini e ruvidi, erano mitigati da una bellezza che Hayley definì gentile. Tutto in lui sembrava gentile, le espressioni, la voce, i gesti. La sua pelle sembrava provata da una vita difficile, era sporca e troppo baciata sole. Non era la carnagione di un fighetto di città sempre perfettamente sbarbato, e non rappresentava per niente la curata e pulita bellezza maschile alla quale Hayley era avvezza. Ma i suoi occhi verdi, quelli erano incredibili, e indubbiamente capaci di sciogliere qualunque donna. Svegli, buoni e intelligenti, puliti come l'aria che si respirava in quel posto. Due fari di speranza in quell'universo di follia.
Se era vero il detto che gli occhi sono lo specchio dell'anima, quel tipo dentro di sé doveva custodirne una pura come quella di un bambino. Sempre che si fosse disposti a tralasciare che fosse sporco degli schizzi del sangue del suo nemico.Quell'uomo sembrava davvero uscito dal medioevo, stazza compresa, perché con tutta l'armatura sembrava alto almeno un metro e novanta. Il tale squadrò Hayley da capo a piedi, sul suo viso si dipinse un'espressione più che perplessa, sbatté le palpebre e socchiuse gli occhi.
«Perdonatemi,» le disse, «temo di non aver ben compreso le vostre parole. Di dove avete detto che siete?» domandò corrucciando la fronte.
«New York, Upper East Side!» rispose Hayley nervosa, alzando improvvisamente la voce, così tanto che lui trasalì.
«Non ho mai sentito parlare di un posto simile,» rispose il biondo cavaliere, schiarendosi la gola «Ã¨ del continente o forse venite dall'est?» domandò facendo ancora qualche passo verso di lei, movimento di fronte al quale, Hayley, indietreggiò.
«Sentite voi,» gli disse alzando una mano, nel tentativo inutile di farlo rimanere a distanza, «voi cosplayer del cazzo mi avete rotto con le vostre rappresentazioni! Vi siete divertiti, avete fatto la vostra bella battaglia, mi avete terrorizzato a morte, adesso basta! Tu biondo, fammi il santo favore di dirmi dove posso trovare la strada, o un cellulare per chiamare la polizia. Sono stanca, ferita, sconvolta e stufa marcia di tutto questo!» urlò tutto d'un fiato.
«Siete ferita? Dove?» domandò preoccupato il cavaliere, sgranando gli occhi e ignorando bellamente il resto delle parole. (...)
(...)
«Sei allergico a qualcosa?» gli aveva domandato distrattamente.
«In che senso? Che vuoi dire?»
Il concetto di allergie, a quei tempi doveva essere ancora sconosciuto, ovvio. Per tanto Hayley, con un sospiro, aveva cercato un modo migliore per spiegare.
«Hai mai avuto reazioni del corpo, diciamo, involontarie?» Domanda posta male, Clarence aveva sorriso, troppo. «Durante la somministrazione delle cure,» si era affrettata goffamente ad aggiungere, «dopo aver preso una medicina, o un'erba.»
«Sì.»
«Oh, bene. Con che cosa?»
«Con l'ortica,» aveva risposto lui, ingenuamente. «Prurito.»
«Mi stai prendendo in giro, Clarence?»
«Non so com'è nell'est, ma qui pizzica parecchio.»
«Parlo di medicine, non piante. Erbe medicinali,» si era spazientita Hayley. Sì, la stava prendendo palesemente per i fondelli.
«Sono un fabbro, cosa vuoi che ne sappia di cosa c'è in queste ampolle?» aveva esclamato lui prendendone una, girandola perplesso tra le dita. «Fai quello che devi, Jones,» aveva aggiunto, «ti prometto che non morirò su questa panca. Il mio cadavere potrebbe essere pesante da spostare e nascondere, per te.»
Hayley, in quel preciso istante, aveva deciso che il carattere di quell'uomo le piaceva. Era docile, ma al tempo stesso sicuro e spigliato, auto ironico e intelligente. Davvero un peccato che non fosse una persona reale.
«Penso che in quell'armadio riuscirei a nasconderti, posso usare il tappeto per trascinare il corpo,» aveva risposto lei con un sorriso convinto. L'espressione di Clarence era mutata invece in una serissima preoccupazione.
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