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Fuori stagione: Profiling


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Finalmente sono arrivate le vacanze natalizie. Non avevo mai trascorso un Natale così caldo, da far invidia a chi è andato alle Maldive. Le mie Maldive erano casa mia, a costo zero.
Un tiepido sole, un mare immobile e freddo, quell'aria profumata di arance e fiori di gelsomino.
In questa cornice incantevole della mia terra mi son detta che dovevo "creare".
I miei propositi quest'anno per queste feste erano molto positivi. Ciò che per molto tempo ho lasciato incompleto dovevo portarlo a termine.....tanto ormai non c'era più alcuna serie televisiva a tenermi lontana dal mio progetto.......se non fosse stato per Emily.
Mia sorella è lei la colpevole....si proprio lei, influenzatrice di menti stanche, accalappiatrice del mio tempo prezioso e raro.
Era mattina, esattamente le 9:35, però occhi aperti, può iniziare anche alle 9:50 dopo Criminal minds :).
Davanti alla mia tazza di latte e cereali c'è il telecomando della tv a schermo piatto, che mio fratello ha regalato ai miei.
Ed eccola arrivare col suo strano pigiama rosso e rosa (che abbinamento futurista). Afferra il telecomando con aria sicura e sfidante di chi già sa, di chi non aspettava altro che quel momento.
Sky, Canale Fox Crime. E' pure in HD!!.
Parte la sigla.
Titolo della serie: Profiling, anzi Profilage alla francese, ma probabilmente la pronuncia dell'age finale faceva un pò ridere, meglio la traduzione internazionale.
Mentre viene ritrovato il cadere di una giovane insegnante nel parco dell'asilo in cui insegna, verso altri cereali nella mia tazza.
Sul posto del crimine, arriva la polizia: il detective Matthiew Perac e una criminologa Cloe' Saint-Laurent. Sorseggio un pò di latte. Mia sorella alza il volume, non può perdersi neppure una parola del profilo psicologico dell'assassino tracciato da quella bizzarra criminologa.
Ho già sentito parlare al tempo dell'università di schizzofrenia, mitomania,cleptomania, e l'unica mia domanda era perchè molte  malattie finissero tutti in ia.
Questa Cloè è un personaggio molto diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, quando pensiamo alla criminologia. Fisico mingherlino,capelli rossi, grossi occhi azzurri, vestitini corti e calze di ogni colore e tipo. Si muove in modo goffo, impacciato. Una Bridget Jones con la mente del detective Sherlock Holmes e le stesse abitudini  del tenente Colombo. Solita giacca viola, solita sciarpa violacea, solita borsa gialla.
E' brava. Con la sua capacità di empatia riesce velocemente a calarsi nei panni delle vittime ed incastrare l'assassino. La squadra non riesce a capirla subito, neppure lo spettatore in realtà riesce bene a definire all'inizio il personaggio, poi con il tempo e grazie ai suoi successi professionali, viene accettata e il suo strano metodo " di non avere metodi" viene compreso.
Molti episodi sono tratti da storie di cronaca nera reali, accaduti recentemente. Forse è anche questo che ha attirato il pubblico francese, tanto da superare i 7 milioni di spettatori. Grazie al riconoscimento dei telespettatori, si è arrivati ormai alla terza serie, la quarta in progress.
Prendo la scatola di miel pops, ho bisogno di qualcosa di dolce.
L'assassino viene preso. Tra un 'indagine e un'altra si scoprono anche altre cose, altre storie, fatti di vita privata che umanizzano i personaggi, che rendono i protagonisti più veri, più vicini, più fragili.
Matthiew è in crisi con sua moglie, Cloè ha un passato oscuro alle sue spalle.
Saint-Laurent non è il suo vero cognome, è un'invenzione per nascondere una tragica realtà che l'ha spinta a quel mestiere, che resta la sua terapia, l'unico modo per accettare di essere la figlia dell'assassino e a sua volta la figlia della vittima. Aveva quattordici anni quando suo padre con venticinque coltellate uccise sua madre, in preda ad un attacco di delirio paranoico.
I personaggi si scoprono nelle loro debolezze. Sono eroi anche se non lo sembrano.
Ci si concentra maggiormente sull'aspetto clinico piuttosto che su quello scientifico. Qualcuno potrebbe destare molti dubbi, guardando come viene contaminata la scena del crimine da questa "folle" criminologa, che con scatti nervosi delle mani tocca ogni cosa, parlando tra sè e sè.
Non importano le impronte digitali. L'impronta della serie è soltanto psicologica.
I miei cereali sono finiti. C'è la sigla conclusiva. Mi alzo dal tavolo. Mia sorella spegne. C'è da rifare ancora il letto.
Mi ha incastrata. So che il mio libro verrà posticipato ancora. So che questa criminologa bizzara sottrarrà ancora tempo al capolavoro che leggerò soltanto io:I
So che è mia sorella l'assassino dei miei sogni di scrittrice internazionale multipremiata, eletta Miss Strega, piuttosto che vincitrice del premio Strega  :I.
Eppure questa serie mi ha incantata.........e non è detto che possa essere la fonte della mia nuova ispirazione letteraria...
 
Roxaria

Fuori stagione: Squadra Antimafia- 4 serie


Chi non ha mai letto "Non urlare che mi rovini il prezzemolo!"? Sicuramente ne avrete tutti una copia a casa.
Poco più di un centinaio di pagine di  poesie scanzonate di Mirandola Vasco, poeta e scrittore, il cui nome, mix tra Pico della Mirandola e Vasco Rossi, suona buffo come gli originali suoi lavori.
L'essere originali, del resto, non significa essere fuori stagione, fuori dal coro, fuori dagli schemi?.
Fuori stagione, che dà il titolo a questa mia rubrica, è,  appunto, tra le tante poesie ironiche e provocatorie di questo incompreso artista dalla penna nervosa.
Questo spazio ci servirà per condividere le nostre idee su quanto ci circonda, senza "urlare"  perchè, per citare ancora Vasco, Noi siamo quelli che se non abbiamo più niente da dire, stiamo zitti lo stesso.



Fuori stagione: Squadra Antimafia

 
 

Eravamo abituati alle schermaglie del commissario Claudia Mares, eroina troppo eroina dei nostri tempi, che si destreggiava tra arresti e amicizie mafiose, ma forse per gli spettatori è stato un po’ troppo vedere la numero uno della Mafia  palermitana, la più ricercata, la detentrice di tante verità nascoste nella  famosa “lista” il cui nome Rosy Abbate suona di per sé già come una minaccia, innamorarsi del bel capitano Calcaterra.
Chiusura di una quarta stagione in sospeso, che ha lasciato tutti con l’amaro in bocca.
Chi non ha spento il televisore con un sprizzo di deludente alterigia per un finale che non si può chiamare finale?
La squadra antimafia, la Duomo, è sulle tracce del suo capitano, l’affascinante e timido Marco Bocci, tenuto prigioniero da Nerone, mercenario della bella quanto perfida Ilaria Abbate, cugina acerrima di Rosy, che dopo il matrimonio con uno dei Mezzanotte, pericolosa famiglia di boss, desidera vendicare la morte del padre.
Calcaterra è rinchiuso sotto terra, in un acquedotto nel quale  Ã¨ stato introdotto gas nervino.
La sua vita è stata cronometrata: 100 minuti dopodiché non avrà più scampo.
100 minuti è la durata della puntata, giocare sul tempo è stato utile allo spettatore per capire quando era ora di andare finalmente a letto.
E passiamo al capitano. Calcaterra, in questa serie, gioca un ruolo centrale.
Dopo la morte della Mares, il suo capitano e la sua compagnia, il bell’attore dimostra di avere polso e di riuscire a gestire la squadra anche senza i suggerimenti della donna.
Il personaggio, liberatosi dalla personalità forte di Claudia interpretata da una Simona Cavallari incinta sul set e nella vita, acquisisce maggiore sicurezza, sfidando perfino i magistrati e il resto della polizia.
Si allea con la latitante Rosy Abbate. Entrambi cercano gli assassini di Claudia.
E se è plausibile che un uomo cerchi chi ha ucciso la donna che amava e il figlio che portava in grembo, non domandatemi come sia possibile, invece, che una boss della malavita come Rosy, interpretata da una straordinaria e folle Giulia Michelini, possa diventare la migliore amica di un commissario della polizia.
I due trascorrono molto tempo insieme. La delusione di non riuscire nell’impresa e il sospetto di un tradimento di Claudia, tanto da credere di non essere il padre del bambino, spinge Calcaterra dritto dritto nelle braccia di una sanguigna e premurosa Rosy.
Si contano più colpi di pistola che colpi di scena.
Tutto ruota intorno ad una vendetta.
Ilaria desidera  la morte di tutta la sua famiglia, al punto da uccidere perfino il fratello.
De Silva, lo stregone, l’assassino, il  mafioso privo di alcuna moralità nelle serie precedenti, adesso è un uomo pentito. Ha progettato la distruzione della mafia a Palermo.
Rosy Abbate, la regina di Palermo, ha sempre qualche nemico, resta sempre coinvolta in qualche sparatoria a colpi di mitragliatrice, eppure ne esce sempre illesa, neppure un graffio, nemmeno Spiderman ne sarebbe capace.
Le si scompigliano soltanto i capelli lunghi e mossi,  rendendola ancora più spavalda e sexy.

Troppo sangue, molti morti, poche soluzioni, ed è forse proprio per questo che piace tanto questa fiction.
Nella vita non sempre ci sono soluzioni a tutti i problemi e non sempre c’è un finale, bello o brutto che sia, che metta fine alla nostra curiosità o angoscia.
Finale crudele come l’ultimo sguardo di una Rosy che a sangue freddo continua ad uccidere.

Rosaria