Lucia Mugnai,
Segnalazione L’Erede (Heloth vol. #2) di Lucia Mugnai
Vi segnaliamo: L’Erede il secondo capitolo della saga di Heloth di Lucia Mugnai uscito il primo febbraio 2018 in self publishing
Titolo: L’Erede (Heloth #2)
Autore: Lucia Mugnai
Genere: Fantasy
Editore: auto pubblicato
Prezzo: 1,99€ (0,00€ con Kindle Unlimited)
Uscita: 1 febbraio 2018
Formato: ebook
Sinossi:
Autore: Lucia Mugnai
Genere: Fantasy
Editore: auto pubblicato
Prezzo: 1,99€ (0,00€ con Kindle Unlimited)
Uscita: 1 febbraio 2018
Formato: ebook
Sinossi:
Darion e Rowena vivono la loro vita insieme nel castello di Simor. Darion è diventato re, tutto sembra scorrere normalmente per i due innamorati. La loro complicità però non è ben vista e Darion si dimostra ogni giorno più riluttante ad avere Rowena vicino a sé. Quando una serie di eventi sempre più inquietanti comincia a metterli alla prova, la giovane si convince che la loro sia un’unione impossibile, così incapace di sopportare continui giudizi e umiliazioni, decide di tornare a casa sua, l’unico posto dove non si è mai sentita fuori luogo.
Rimasto solo, Darion si trova a doversi scontrare con Adam, il suo nuovo consigliere, che invece di aiutarlo, sembra creare occasioni per metterlo sempre più in difficoltà. Disperato per aver perso sia Rowena, che la credibilità di sovrano, schiacciato dalle situazioni e incapace di porvi rimedio, il giovane re comincia a pensare che tutti gli strani eventi che accadono nel castello siano a causa sua. La sua angoscia diventa tangibile, quando si scopre tradito da tutti e soprattutto che il suo incubo più grande è realtà. Lottare è sempre stato inutile per lui, La sua strada era già segnata, il suo destino già scritto.
Dalle alte torri di Heloth, Hander osserva e ascolta, ma per lui è ancora complicato capire: ci sono molte cose in ballo. L’inquietudine cresce attraverso il palazzo, ma gli occhi dell’Eletto guardano verso il suo mondo, dove una strana oscurità avanza da nord e il suo cuore gli dice che non c’è più tempo da perdere. Lui non lo sa ancora, ma a risvegliarsi non è stata solo la Città Leggendaria.
Estratto
Alzò il Pugnale d'Oro in alto, per vedere alla luce se si fosse sciupato e un po' anche in segno di sfida. Ora non si sentiva più solo re di Simor: era il re di tutte le terre e dei regni celati. Non sarebbe più stato Darion, il saggio e timido re che per paura non riusciva a concretizzare niente di buono. Non avrebbe più dovuto nascondere la sua natura, fingersi ciò che non era affinché quelli vicino a lui non lo additassero come un mostro, l'erede di suo padre. Non aveva più nessuno vicino, a parte Kener. Quelli che gli erano stati vicini, o erano morti, o sarebbero morti presto, per mano sua.
Dei passi lenti e decisi dietro di lui, lo destarono dai suoi folli pensieri.
Sorrise, fissando un punto imprecisato tra le cupole sottostanti e le verdi terre lontane e indistinte.
«Sapevo che mi avresti trovato, alla fine», esordì con una smorfia divertita, mentre continuava a rigirare il Pugnale d'Oro tra le mani. «Coraggio, avvicinati».
«Ho sperato fino all'ultimo di non trovare te, quassù».
Era Derek. Fermo sulla soglia della terrazza, sotto un arco, sembrava brillare di una furia che stentava a contenere. Serio, le braccia lungo i fianchi, i pugni chiusi. «Speravo fosse un incauto avventore, un pazzo, un nemico... magari Kener. Ora sarei stato forte abbastanza per prenderlo e scagliarlo di sotto. Ma tu...» gemette poi, addolorato. «Perché, Darion? Esigo tu mi dica perché hai fatto questo».
Darion non si voltò. «Molte cose sono cambiate».
«Rispondi alla mia domanda!» sbottò Derek, incapace di trattenersi.
«Perché intanto non vieni qui?», riprese Darion, calmo. «Avvicinati, cugino. Parliamo un po'. In questi lunghi mesi siamo cambiati. La vita ci ha messo alla prova. Siamo morti entrambi. Quei due giovani che scherzavano e sognavano, quel giorno simile a oggi, non ci sono più». Darion ridusse gli occhi a due fessure, continuando a fissare il vuoto. Poi tornò in sé, ma ancora non si voltò. «Coraggio, di cos'hai paura? Siamo due mostri, ormai. In un modo o nell'altro, lo siamo entrambi. Tu lo sai. Te ne stai lì, con la tua armatura d'oro, la tua immutabile bellezza... ma sei un mostro, tanto quanto me».
Derek digrignò i denti. «Non ricordarmi che potrei ucciderti con una sola mano. E non cercare una giustificazione, con tante parole. Non c'è giustificazione per quello che hai fatto!»
Darion riprese a giocherellare con la sua arma. «Suvvia, faresti questo a me? Al tuo vecchio testone?»
«Darion!» Derek fece due passi avanti. «Io ti avrei aiutato!» esclamò. «Perché non hai reagito? Perché non mi hai ascoltato?»
Finalmente Darion si voltò. Mai aveva guardato il suo amato cugino in quel modo: con tanto odio e sofferenza.
«E perché tu non sei mai tornato da me, o da Rowena?» la voce di Darion si spezzò.
«Sapevi che avevo paura, che avevo bisogno di conforto, e di appoggio! È stato un incubo sedere su quel trono, sul tuo trono!»
«Sai che non sono libero di andare dove voglio... non ancora», si giustificò l’altro.
«Ah! E poi sarei io quello assoggettato alla volontà di qualcun altro? Avrei dovuto ascoltare le tue parole ingannevoli? Per quasi trent'anni ho ascoltato ipocrisie che mi hanno annebbiato il cervello!» Poi il viso di Darion si contrasse, dalla disperazione si trasformò in una maschera di gelo. «Anche tu lo sapevi».
«Cosa? Cosa?», sbraitò Derek, che nel suo cuore di Guardiano aveva capito. «Cosa dovrei sapere?»
Darion strinse i pugni. Non aveva più alcun dubbio, si erano presi tutti gioco di lui e la rabbia di Derek era sicuramente la conferma di essere stato smascherato. Più se ne rendeva conto, più qualcosa dentro lo incendiava.
«Tutto ciò è orribile. Come hai potuto lasciare che si prendessero gioco di me? Ti hanno impedito di intervenire anche in questo caso? Come hai potuto restare impassibile di fronte a ciò che stava succedendo?»
«E tu come hai potuto perdere tanto facilmente la fiducia in Rowena? Come puoi credere ancora che ciò che ti è stato detto è vero, qui, davanti a me? Riesci a sentire le tue parole? Sei consapevole di quello che stai affermando? Avresti dovuto riderci sopra, piuttosto, perché è irreale! Come hai potuto credere a tuo padre, che è sempre andato avanti con le menzogne. Guardati Darion! Guarda come ti sei ridotto».
«Sono finalmente me stesso e tu mi temi, per questo», affermò Darion, solenne. «Eravate tutti spaventati da me, ma pensavate che non avrei mai avuto il coraggio di ribellarmi. Povero Darion, quanto è sfortunato… quante volte l’hai pensato anche tu?» Darion alzò il Pugnale d’Oro verso il cugino. «Ora pagherete».
Derek scosse la testa, incredulo di fronte ai vaneggiamenti di Darion. «Non sei tu», affermò, con sicurezza. «Un’altra delle menzogne di Kener. Le uniche menzogne vengono da lui, possibile tu non lo capisca?» Poi gli occhi gli si riempirono di lacrime. «Perché? Perché questo sacrilegio?»
Darion fissò quelle lacrime alcuni istanti, trattenendo il respiro. Infine tornò a voltare le spalle al cugino.
«Mi è stato portato via tutto».
«E per questo dovevi portare via tutto anche a me? Tu mi hai portato via il motivo per cui vivevo. Non tornerò un'altra volta per salvarti, ricordalo. Dopo quello che hai fatto non ci sarò più per te».
«Sprofonda nelle tenebre, Derek», tagliò corto Darion, senza più guardarlo. «Insieme a Rowena, a Fero, a tuo padre e a tutti gli altri. Che l'oblio vi porti via, una volta per tutte!»
Derek tremò. Il suo viso si contrasse in una smorfia, poi si dissolse, per ultima la sua voce.
«Sarà più dolce il nostro oblio, che la tua realtà».
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