Bianca Marconero,
Recensione: Un maledetto Lieto fine di Bianca Marconero
Care cercatrici, oggi Aury ci parloa del romanzo Un Maledetto lieto fine, nuova pubblicazione di Bianca Marconero edito Newton Compton.
Titolo: Un maledetto lieto fine
Autore: Bianca Marconero
Editore: Newton Compton Editori
Data di pubblicazione: 7 Febbraio 2019
Costo: ebook 2.99 €
Prezzo cartaceo 7.43 €
Genere: Romance
Pagine: 384
Link order: https://amzn.to/2Bj1Qpl
Trama:
Dall’autrice del bestseller Un altro giorno ancora
Agnese ha diciannove anni, è la figlia di un senatore piuttosto influente e ha ricevuto un’educazione rigida. Le piace disegnare ma ha messo i sogni nel cassetto e si è iscritta a Giurisprudenza. Dopo la morte della madre, ha imparato a nascondere a tutti i suoi veri sentimenti ed è diventata la classica ragazza ricca, perfetta, composta e fredda, ma in realtà piena di insicurezze. Quando la sua incapacità di lasciarsi andare allontana il ragazzo di cui è innamorata da anni, Agnese capisce di avere bisogno di aiuto. Vorrebbe qualcuno che le insegni a essere meno impacciata e Brando, il suo fratellastro appena acquisito, sembra proprio la persona giusta. Lui lavora di notte, suona in una band, e cambia ragazza ogni sera. Peccato che il bacio che i due si scambiano per “prova” sia lontano anni luce da un esercizio senza conseguenze. Così le loro lezioni di seduzione ben presto diventano qualcosa di più… Brando saprà insegnare ad Agnese che la lezione più importante di tutte è abbandonarsi alle emozioni?
Basta un corso di “seduzione” per imparare a lasciarsi andare?
Hanno scritto dei suoi libri:
«Se cercate una storia brillante e frizzante, ben scritta e per nulla banale e scontata, Bianca Marconero fa proprio al caso vostro!»
«Una storia d’amore che è anche una storia d’amicizia, in cui perdersi, con cui ridere, con cui disperarsi, perfetta per farci sognare.»
«Semplicemente adorabile!»
«Fatevi un regalo: leggete un romanzo di Bianca Marconero!»
Chi è Bianca Marconero
È lo pseudonimo di una scrittrice di Reggio Emilia. Ha lavorato come redattrice per periodici per ragazzi e poi è approdata alla scrittura creativa. Già autrice di una saga fantasy, con la Newton Compton ha pubblicato La prima cosa bella, L’ultima notte al mondo, Ed ero contentissimo, Un altro giorno ancora e Non è detto che mi manchi, ottenendo un grande successo.
Recensione:
In questo romanzo Bianca ci fa conoscere Agnese Altavilla, una ragazza di diciannove anni che frequenta giurisprudenza, più per volere del padre che sua, ha una dote innata per il disegno. Orfana di madre, Agnese dal giorno della sua morte ha nascosto al mondo la vera se stessa, quella felice o sofferente, in favore di una fredda e cinica, distaccata da tutto. Innamorata da sempre di Mattia, finalmente qualcosa si sblocca, frequentandosi, ma senza mai arrivare fino in fondo, e Agnese lo scopre nel modo peggiore, trovando Mattia avvinghiato a una ragazza in un locale. Le insicurezze si presentano, la facciata di freddezza e compostezza che impone lo stato sociale, suo padre è un senatore, un personaggio di spicco nella Roma politica, la mette davanti a una verità assoluta… Tutto va in malora. Come fare, come acquisire quella sicurezza, quella sensualità , quella sfrontatezza che tante ragazze possiedono? Qui entra in gioco Brando.
Il pensiero di mia madre è una fitta. È morta dieci anni fa, ma in serate come questa capisco cosa significhi davvero essere rimasta sola. Mio padre è un uomo politico, una persona severa e dotata di senso pratico, non è il tipo a cui fare confidenze. La mia matrigna è una donna bellissima ma senza cervello, che tollero per quieto vivere. Suo figlio, un debosciato che mi limito a ignorare.
Brando Serristori è un musicista, suona in una band, di notte lavora per locali, ma è anche il fratellastro di Agnese, sua madre, vedova, ha sposato il senatore. Brando e Agnese non sono accomunati da nulla, tranne il fatto che si sopportano a malapena, affibbiandosi nomignoli che più si addicono a ciò che dimostrano!
la stanchezza è, temo, uno stato d’animo. Sono stanco da due anni. È come se li avessi trascorsi arrampicandomi in salita, senza riuscire a vedere una fine. Arrivando perfino a dubitare che esista.
Agnese ha questo aspetto da creatura più mitologica che reale, sembra la ragazza cerbiatto, con occhi troppo grandi e azzurri, e troppo oro tra capelli, pelle e lentiggini. Mi fa venire in mente il miele, le castagne, i boschi d’autunno e gli squarci di cielo… insomma tutte cose che non ti scoperesti mai.
Ma è Agnese che chiede aiuto a Brando. Insomma state pensando al classico cliché? Ma nooooo, neanche lontanamente! Entrambi sono due ragazzi veramente opposti, completamente diversi, non hanno neanche una virgola che li accomuna, tranne essere orfani di un genitore. Ma con il patto che stringeranno tutto si evolverà in modo assurdo .
Tra Agnese e Brando ho tifato per lui fin dall'inizio anche se tutto gli remava contro, invece nasconde dietro quella faccia da duro un ragazzo bellissimo, con degli amici speciali, legato in modo indissolubile alle sue origini, che per difendersi sfodera le sue armi migliori: la cattiveria.
Agnese rinchiusa nel suo senso del dovere nei confronti di suo padre, delle etichette, del ceto sociale, le sue amiche troppo snob per i miei gusti, troppo legate alle abitudini che la moda impone. Faccio sempre il tifo per quei protagonisti che hanno un vissuto vero, graffi, tagli, calli, sacrifici, lacrime, ma anche ricordi e sorrisi, quella felicità genuina, vera, di chi ha vissuto con poco.
Agnese rinchiusa nel suo senso del dovere nei confronti di suo padre, delle etichette, del ceto sociale, le sue amiche troppo snob per i miei gusti, troppo legate alle abitudini che la moda impone. Faccio sempre il tifo per quei protagonisti che hanno un vissuto vero, graffi, tagli, calli, sacrifici, lacrime, ma anche ricordi e sorrisi, quella felicità genuina, vera, di chi ha vissuto con poco.
L’autentico me esiste unicamente quando canto le mie canzoni, accompagnandomi al basso. E un giorno, forse, riuscirò a sentirmi vero anche nei momenti in cui non lo faccio.
Nell’ambito delle canzoni deprimenti, c’è una differenza notevole tra un pezzo triste e un pezzo arrabbiato. La tristezza rivela ciò che ci ha ferito, la rabbia è una dichiarazione di guerra. La rabbia fornisce un’armatura e ha bisogno di un nemico. The Fucking Forever l’ho scritta quando ero arrabbiato e avevo individuato qualcuno da odiare.
Agnese l'ho apprezzata verso la fine del romanzo, riscattandosi ai miei occhi, in cui tutto ciò in cui credeva giusto si è rivelato solo un grande bluff, dove l'egoismo, il cinismo, il voler ottenere tutto ciò che si vuole, a discapito di tutto.
Mi rendo conto che sforzarmi di fare come “se niente fosse” è un po’ la storia della mia vita. Dal giorno in cui mamma è morta e papà mi ha raccomandato di essere forte io non ho fatto altro. Ho finto che non mi importassero un sacco di cose e ora mi chiedo dove vanno a stare le speranze soffocate, in quale angolo della coscienza o del cuore si nascondono. E, soprattutto, mi domando se muoiono davvero.
Un maledetto lieto fine mi ha tenuta incollata alle sue pagine per ventiquattro ore, dandomi a ogni pagina modo di riflettere, su quanto l'essere umano sia un'equazione complicata e difficile da capire e risolvere.
«ma possiamo decidere di amarci per quello che siamo o accusarci a vicenda di ciò che non siamo: affidabili, perfetti, infallibili e costanti».
Questo romanzo è un concentrato di emozioni e sensazioni contrastanti, difficili a volte da gestire e digerire, fino al finale, come regalo un sorriso e qualche lacrima, un bel finale si, ma incerto, come se fosse stato lasciato aperto per un seguito, ma posso sbagliarmi.
Complimenti all’autrice
Aury
*Copia Arc fornita da Newton Compton
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