Elison Publishing,
Segnalazione: Il garzone del boia di Simone Censi
Vi segnaliamo per gli amanti del genere giallo storico: Il garzone del boia di Simone Censi. Una a storia romanzata del più celebre esecutore di sentenze capitali dello
Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta,
raccontata dal suo aiutante.
Titolo: Il garzone del boia (romanzo)
Autore: Simone Censi
Editore: Elison Publishing
Pagine: 181
Costo: €3,99
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Trama:
Ambientato nell'Italia dell’Ottocento, IL GARZONE DEL BOIA è la storia del più celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, Giovanni Battista Bugatti detto Mastro Titta, raccontata dal suo aiutante comprato per pochi soldi dalla famiglia di origine per farne il proprio garzone.
Una visione assai diversa, a volte in contrasto con quella del proprio Maestro che vede il mestiere del boia come una vocazione, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale fuggire alla prima occasione.
Gli eventi si susseguono tra le esecuzioni di assassini e le storie vissute dai protagonisti o raccontate dal popolino sotto la forca.
Il Maestro cresce il proprio aiutante iniziandolo anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura.
Una prima, in corsivo, fatta dall'aiutante alle prime armi, con un linguaggio spesso forte e colorito e una seconda scrittura, quando oramai avanti con l’età su consiglio del suo analista, riprende in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.
Estratti:
Arrivammo trafelati all’uscio di casa del Treca con lui ancora in spalla, che non si era del tutto ripreso e non ricevendo risposta al ripetuto bussare, viste anche le numerose macchie di sangue lì nei pressi, i birri iniziarono a buttare giù la porta a spallate.
Fu così che una volta entrati e seguite le orme lasciate a terra che si rincorrevano per tutta la casa come se qualcuno fosse scappato inseguito dal demonio, trovammo al primo piano, nella stanza da letto, il misfatto.
Alla vista di tutta la gendarmeria e del gran trambusto causato per fare irruzione nella casa, più di un curioso s’andò accostando, cercando pure di entrare in casa del merciaio e salendo le scale.
Felìcita, la moglie del Treca, stava a letto con un'altra donna più grande, identificata poi come sua sorella che era stata accolta in casa dalla coppia una volta divenuta vedova e rimasta sola.
La cosa più sconvolgente era che in compagnia delle due donne che stavano distese e discinte, vi era un terzo allungato a lato del letto in una pozza di sangue.
I birri cercavano in ogni modo di allontanare i curiosi accorsi per il tanto clamore, ma la gente che si era affollata attorno aveva già capito tutto e la notizia di bocca in bocca già si diffondeva.
Il gallo nel pollaio del Treca era il giovane curato arrivato da non troppo tempo da quelle parti e stava un po’ troppo sbottonato per dare benedizioni e soprattutto un po’ troppo morto per portare argomenti a suo favore.
Come il Treca si riebbe dinanzi a quel misfatto, gli risalì un impeto di rabbia e iniziò a biastimare e inveire contro il curato, la moglie e la di lei sorella.
Vista la situazione un poco affollata e l’odore di sangue farsi pregnante in quella stanza che tenevano chiusa per evitare occhiate indiscrete di chi già si stava arrampicando sui tetti vicini, decisi che la cosa migliore era quella di attendere fuori il Maestro che mi riferisse sul da farsi.
Così iniziai a fare la processione tra tutti i gruppi di curiosi che là davanti si erano radunati e che cambiavano discorso quando si accorgevano che l’aiutante del boia si faceva appresso.
Ognuno diceva la sua e assommando tutte le versioni venne fuori quella popolare.
Io, ad essere sinceri, ero sempre per il: Vox populi, vox Dei[1], ma Mastro Titta, in più di una occasione si dimostrò per: Nec audiendi qui solent dicere, Vox populi vox Dei, quum tumultuositas vulgi semper insaniae proxima sit.[2]
A dire la verità Alcuino questa volta si sbagliava di grosso e ora vi spiegherò le ragioni di Isaia.
[1] “Voce del popolo, voce di Dio” Bibbia, Libro di Isaia 66,6.
[2] “Non ascoltate chi dice che la voce del popolo è la voce di Dio, perché il rumore della massa è sempre vicina alla follia” Alcuino da York.
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