Recensione
The Washington Book Review
•Un romanzo lirico e toccante, con una protagonista di cui ci siamo tutti innamorati.»
D la Repubblica - Wlodek Goldkorn
«Il racconto di una tragedia ancora ingiustamente sconosciuta ai più. "Figlie del mare" è una testimonianza che si pone l'obiettivo di far conoscere, di condividere.»
Corriere della Sera - Nathascia Severgnini
Corea, 1943. Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che Hana andrà a vendere al mercato insieme alle altre donne del villaggio. Donne fiere e indipendenti, dedite per tutta la vita a un’attività preclusa agli uomini.
Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà il lavoro in mare. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito.
Ma una figlia del mare non si arrende, e anche se tutto sembra volerla ferire a morte, Hana sogna di tornare libera.
Corea del Sud, 2011. Arrivata intorno agli ottant’anni, Emi non ha ancora trovato pace: il sacrificio della sorella è un peso sul cuore che l’ha accompagnata tutta la vita. I suoi figli vivono un’esistenza serena e, dopo tante sofferenze, il suo Paese è in pace. Ma lei non vuole e non può dimenticare…
In Figlie del mare rivive un episodio che la Storia ha rimosso: una pagina terribile che si è consumata sulla pelle di intere generazioni di giovani donne coreane. E insieme vive la storia di due sorelle, il cui amore resiste e lotta nonostante gli orrori della guerra, la violenza degli uomini, il silenzio di oltre mezzo secolo finalmente rotto dal coraggio femminile.
Questa storia mi ha portato in Corea nel lontano 1943, quando in Europa imperversava il conflitto mondiale.
A quel tempo Hana era solo una ragazzina, aveva 16 anni, che viveva con i genitori e la sorellina.
Immergersi, calarsi nelle profondità del mare, un rito che da generazioni passa di madre in figlia; trovare conchiglie crostacei, pesci, tutto ciò che il mare offre e che Hana con la sua famiglia portavano al mercato per venderli e ricavare denaro per il sostentamento della famiglia.
Andare giù, nelle acque, gelide, è come trovare rifugio, un abbraccio invisibile, per Hana e per tutte le donne Haenyeo. Ma un giorno, mentre tutte erano immerse compresa sua madre, Hana risale in superficie per controllare la sorellina, ancora troppo piccola per immergersi, che fa da guardia al pescato giornaliero.
Tutte le donne della nostra famiglia sono state Haenyeo. Siamo donne del mare. Ce l'abbiamo ne sangue. Questo è il nostro dono e il nostro destino.
Da lontano una figura alta cammina con nonchalance, per Hana il pericolo si sta avvicinando, nuotare più veloce verso la riva senza farsi vedere, è salvezza, nonostante la paura la attanaglia. Lui è sempre più vicino, fino a quando....
Parti? Te ne vai?
Mi stai lasciando?
Come vivrò senza te?
Mi stai lasciando davvero?
Vorrei tenerti stretta.
Ma se lo farò non resterai.
Devo lasciarti andare, amore mio!
VÃ , ma ti prego di tornare subito!
Figlie del mare è un romanzo straziante, intenso, denso d'amore e protezione verso la famiglia, verso le proprie origini. Combattere silenziosamente pur di sopravvivere.
Avete mai sentito parlare delle "comfort woman"(donne del conforto)?
Io sinceramente mai, e non so se a questo punto avrei preferito restarne all'oscuro. Si parla sempre del periodo Nazista in Europa, della strage della seconda Guerra Mondiale in cui Hitler sterminò milioni di ebrei solo perché, per lui, diversi.
Nelle Figlie del mare si parla del conflitto tra Corea e Giappone dove intere famiglie, villaggi, venivano rasi al suolo.
Ricordate le "ragazze coniglio" durante la dittatura tedesca? Donne usate come cavie nei laboratori tedeschi per i loro esperimenti.
In questo pezzo di storia Hana è una "comfort woman " una donna del conforto.
Donne e bambine venivano aggirate, rubate, rapite, e usate come mezzi in cui i militari trovavano "conforto" attraverso loro; prese e usate come oggetti, violentate, deturpate, picchiate e usate come prostitute gratuite. Hana viveva la sua felice vita da adolescente con la sua famiglia, il mare il suo miglior amico, fino al giorno in cui fu presa e sbattuta insieme ad altre ragazze e bambine su un treno diretto in Manciuria, rinchiusa e imprigionata in un bordello gestito dall'esercito giapponese.
Giuro che ogni pagina letta e girata, è stata una stilettata al cuore, atrocità ignobili, il cinismo di un reggente, e un esercito di uomini che come bestie era pronto a svuotare i propri testicoli nel corpo di tante bambine e donne al solo unico scopo del proprio benessere, come se tutto fosse dovuto. Perché dovevano morire tante donne e bambine prima che la giustizia ammettesse un reato del genere? È sempre meglio far finta di nulla invece che inchinare il capo e chiedere scusa, ma qui le scuse non bastano. Come può l'umanità aver voluto questo? Atrocità disumane di fronte alla morte di migliaia di donne e bambine lasciate così, abbandonate alla loro vita che non valeva nulla. Dove sono adesso i loro corpi? Spero abbiano trovato la pace, la serenità , la spensieratezza che ogni essere umano deve vivere.
Perché mi chiedo? Perché la storia ci ricorda grandi uomini, costruzioni imponenti, artisti; le guerre per il potere, perché deve esserci sempre una tragedia immane nella storia? Viviamo nell'era della tecnologia, della parità dei sessi, ma quante donne si sono sacrificate e continuano a farlo per arrivare a cosa?
Perché ci sono ancora paesi nel mondo dove quella parità è inesistente? Quale Dio, entità invisibile, chi vuole ancora questo ?
Le parole hanno bisogno di carta, di un muro, qualcosa dove possano essere incise per ricordare. Figlie del mare è una storia che una volta letta non si può dimenticare, allo stesso modo in cui l'autrice ha voluto donarci un pezzo di storia; donne che hanno combattuto a modo loro, trovando infine la pace, ma a quale prezzo? La stessa pace che Hana trovava durante le immersioni, circondata dal mare, dai fondali, quel mare che l'ha salvata e donato pace alla sua mente durante le sua vita.
Ringrazio Mary Lynn Bracht per aver dato voce a un pezzo di storia, alle tante Hana....
Un abbraccio
Aurelia.
Nota: L’esistenza delle comfort women, donne coreane rapite dall'esercito giapponese e costrette a prostituirsi, è stata ammessa dal governo nipponico nel 1993, e solo nel 2015 è stato riconosciuto ufficialmente come crimine di guerra. Un pezzo di storia poco conosciuto.
Da il Libraio
Figlie del mare di Mary Lynn Bracht
Oggi vi parlo del romanzo Figlie del mare scritto da Mary Lynn Bracht edito Longanesi, una storia che mi è entrata dentro, in profondità , sono passati due giorni da quando ho terminato la lettura e non riesco a dimenticare....
Titolo: Figlie del mare
Autrice: Mary Lynn Bracht
Editore: Longanesi
Genere: Narrativa
Pagine: 289
Costo: Ebook 2.99€ - Cartaceo 5.00€
Uscita: 26 Aprile 2018
Link order: https://amzn.to/2Ya3gy6
«Un emozionante esordio che svela l’orrore nascosto di una guerra.»The Washington Book Review
•Un romanzo lirico e toccante, con una protagonista di cui ci siamo tutti innamorati.»
D la Repubblica - Wlodek Goldkorn
«Il racconto di una tragedia ancora ingiustamente sconosciuta ai più. "Figlie del mare" è una testimonianza che si pone l'obiettivo di far conoscere, di condividere.»
Corriere della Sera - Nathascia Severgnini
Corea, 1943. Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che Hana andrà a vendere al mercato insieme alle altre donne del villaggio. Donne fiere e indipendenti, dedite per tutta la vita a un’attività preclusa agli uomini.
Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà il lavoro in mare. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un destino atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito.
Ma una figlia del mare non si arrende, e anche se tutto sembra volerla ferire a morte, Hana sogna di tornare libera.
Corea del Sud, 2011. Arrivata intorno agli ottant’anni, Emi non ha ancora trovato pace: il sacrificio della sorella è un peso sul cuore che l’ha accompagnata tutta la vita. I suoi figli vivono un’esistenza serena e, dopo tante sofferenze, il suo Paese è in pace. Ma lei non vuole e non può dimenticare…
In Figlie del mare rivive un episodio che la Storia ha rimosso: una pagina terribile che si è consumata sulla pelle di intere generazioni di giovani donne coreane. E insieme vive la storia di due sorelle, il cui amore resiste e lotta nonostante gli orrori della guerra, la violenza degli uomini, il silenzio di oltre mezzo secolo finalmente rotto dal coraggio femminile.
Qualche giorno fa ho acquistato il cartaceo di Figlie del mare attratta dal titolo, una cover molto semplice che lascia spazio all'immaginazione. Ho letto la sinossi molto velocemente, non dando peso a ciò che accennava, sentivo come una sorta di richiamo, nonostante fossi circondata dai tanti cartacei.
Figlie del mare è un romanzo straziante in cui le protagoniste si alternano con le loro voci tra presente e passato. Questa storia mi ha portato in Corea nel lontano 1943, quando in Europa imperversava il conflitto mondiale.
A quel tempo Hana era solo una ragazzina, aveva 16 anni, che viveva con i genitori e la sorellina.
Immergersi, calarsi nelle profondità del mare, un rito che da generazioni passa di madre in figlia; trovare conchiglie crostacei, pesci, tutto ciò che il mare offre e che Hana con la sua famiglia portavano al mercato per venderli e ricavare denaro per il sostentamento della famiglia.
Andare giù, nelle acque, gelide, è come trovare rifugio, un abbraccio invisibile, per Hana e per tutte le donne Haenyeo. Ma un giorno, mentre tutte erano immerse compresa sua madre, Hana risale in superficie per controllare la sorellina, ancora troppo piccola per immergersi, che fa da guardia al pescato giornaliero.
Tutte le donne della nostra famiglia sono state Haenyeo. Siamo donne del mare. Ce l'abbiamo ne sangue. Questo è il nostro dono e il nostro destino.
Da lontano una figura alta cammina con nonchalance, per Hana il pericolo si sta avvicinando, nuotare più veloce verso la riva senza farsi vedere, è salvezza, nonostante la paura la attanaglia. Lui è sempre più vicino, fino a quando....
Parti? Te ne vai?
Mi stai lasciando?
Come vivrò senza te?
Mi stai lasciando davvero?
Vorrei tenerti stretta.
Ma se lo farò non resterai.
Devo lasciarti andare, amore mio!
VÃ , ma ti prego di tornare subito!
Figlie del mare è un romanzo straziante, intenso, denso d'amore e protezione verso la famiglia, verso le proprie origini. Combattere silenziosamente pur di sopravvivere.
Avete mai sentito parlare delle "comfort woman"(donne del conforto)?
Io sinceramente mai, e non so se a questo punto avrei preferito restarne all'oscuro. Si parla sempre del periodo Nazista in Europa, della strage della seconda Guerra Mondiale in cui Hitler sterminò milioni di ebrei solo perché, per lui, diversi.
Nelle Figlie del mare si parla del conflitto tra Corea e Giappone dove intere famiglie, villaggi, venivano rasi al suolo.
Ricordate le "ragazze coniglio" durante la dittatura tedesca? Donne usate come cavie nei laboratori tedeschi per i loro esperimenti.
In questo pezzo di storia Hana è una "comfort woman " una donna del conforto.
Donne e bambine venivano aggirate, rubate, rapite, e usate come mezzi in cui i militari trovavano "conforto" attraverso loro; prese e usate come oggetti, violentate, deturpate, picchiate e usate come prostitute gratuite. Hana viveva la sua felice vita da adolescente con la sua famiglia, il mare il suo miglior amico, fino al giorno in cui fu presa e sbattuta insieme ad altre ragazze e bambine su un treno diretto in Manciuria, rinchiusa e imprigionata in un bordello gestito dall'esercito giapponese.
Giuro che ogni pagina letta e girata, è stata una stilettata al cuore, atrocità ignobili, il cinismo di un reggente, e un esercito di uomini che come bestie era pronto a svuotare i propri testicoli nel corpo di tante bambine e donne al solo unico scopo del proprio benessere, come se tutto fosse dovuto. Perché dovevano morire tante donne e bambine prima che la giustizia ammettesse un reato del genere? È sempre meglio far finta di nulla invece che inchinare il capo e chiedere scusa, ma qui le scuse non bastano. Come può l'umanità aver voluto questo? Atrocità disumane di fronte alla morte di migliaia di donne e bambine lasciate così, abbandonate alla loro vita che non valeva nulla. Dove sono adesso i loro corpi? Spero abbiano trovato la pace, la serenità , la spensieratezza che ogni essere umano deve vivere.
Perché mi chiedo? Perché la storia ci ricorda grandi uomini, costruzioni imponenti, artisti; le guerre per il potere, perché deve esserci sempre una tragedia immane nella storia? Viviamo nell'era della tecnologia, della parità dei sessi, ma quante donne si sono sacrificate e continuano a farlo per arrivare a cosa?
Perché ci sono ancora paesi nel mondo dove quella parità è inesistente? Quale Dio, entità invisibile, chi vuole ancora questo ?
Le parole hanno bisogno di carta, di un muro, qualcosa dove possano essere incise per ricordare. Figlie del mare è una storia che una volta letta non si può dimenticare, allo stesso modo in cui l'autrice ha voluto donarci un pezzo di storia; donne che hanno combattuto a modo loro, trovando infine la pace, ma a quale prezzo? La stessa pace che Hana trovava durante le immersioni, circondata dal mare, dai fondali, quel mare che l'ha salvata e donato pace alla sua mente durante le sua vita.
Ringrazio Mary Lynn Bracht per aver dato voce a un pezzo di storia, alle tante Hana....
Un abbraccio
Aurelia.
Nota: L’esistenza delle comfort women, donne coreane rapite dall'esercito giapponese e costrette a prostituirsi, è stata ammessa dal governo nipponico nel 1993, e solo nel 2015 è stato riconosciuto ufficialmente come crimine di guerra. Un pezzo di storia poco conosciuto.
Da il Libraio
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