Recensione
Tokyo decibel di Hitonari Tsuji
Care lettrici oggi vi parlo di Tokyo decibel di Hitonari Tsuji edito da Rizzoli.
Titolo: Tokyo decibel
Autrice: Hitonari Tsuji
Editore: Rizzoli
Genere: narrativa giapponese
Uscita: 21/11/23
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Tokyo 1996. Arata ha 28 anni e passa le giornate misurando i livelli di rumore del suo distretto. Per lui, ragazzo schivo e solitario, è il lavoro perfetto: cammina per le strade con musica hard rock nelle cuffie e un rilevatore di decibel in mano. La sua vita procede lenta e sempre uguale a se stessa tra il frastuono della città in cui si muove tutti i giorni e il pesante silenzio che, con il passare del tempo, ha finito per inquinare la sua relazione con Fumi. Ma tutto cambia quando in Arata nasce l’idea di creare una mappa sonora della città, ridisegnando luoghi e spazi, seguendo melodie e rumori. Dentro di lui si apre una crepa che lo porta a ritrovare un vecchio amico e a far naufragare la sua relazione con Fumi mentre, un passo dopo l’altro, si immerge sempre più in profondità nei suoni che popolano Tokyo. "Tokyo Decibel" è un romanzo popolato da eroi spaesati e soli, una storia che esplora i rapporti umani e disegna una “mappa della tenerezza” dove incomprensioni, desideri e tradimenti sono voci e parole sentite ma non ascoltate.E' la prima volta che leggo un libro di Hitonari Tsuji e a essere sincera non sapevo cosa aspettarmi, soprattutto perché i romanzi giapponesi sono sempre molto particolari e spesso ho difficoltà a inquadrarli per bene.
Tokyo decibel però mi catturato a partire dalla sua copertina che mi ha catapultato proprio dentro una via di Tokyo dandomi un senso di malinconia. Poi ha fatto presa il titolo molto particolare, Tokyo una città piena di gente, luci, colori e confusione accostata alla misura del suono... ammetto che mi ha colpito e quando poi ho letto la trama mi sono convinta.
La scrittura di Hitonari è semplice e diretta, mi ha trascinato tra le pagine con il suo insolito lavoro, proprio lui che spara musica a tutto volume nelle orecchie.
Insomma già dai piccoli dettagli, escono fuori le prime stranezze, le prime dissonanze che caratterizzano un pò tutte queste penne orientali.
Sulla scena si muovono personaggi ambigui, contradditori, con problemi grandi che o non affrontano oppure escono fuori in maniera strampalata e assurda agli occhi di un occidentale.
Sotto questa Tokyo fatta di suoni, che spesso non sappiamo cogliere, come il rumore del vento, la vita del protagonista si sfascia con lentezza, fino alla scioccante rivelazione, che per molti lettori potrà sembrare assurda... per non parlare poi del finale che ti lascia un gusto a tratti amaro.
La mia recensione è strampalata, me ne rendo conto, i libri giapponesi hanno una sensibilità diversa che va lentamente assaporata per essere fatta propria. Non so bene se sono arrivata all'essenza vera del testo, al messaggio che voleva lanciare l'autore, ma so che ho divorato il libro in poche ore, sottolineando parecchi passaggi che mi ha lasciato colpito e fatto riflettere.
Ecco, forse, nella totalità non avrò afferrato il senso vero e ultimo che l'autore voleva darci, ma ho colto spunto per riflettere in parecchi pezzi del romanzo.
Vi lascio con una delle sue frasi: ma il vero rumore è là dove non si sente.
Fabiana
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