Absinthe di Selene Alaska
La morte, signora volubile e temuta, veglia su ogni anima e la brama. L’ultimo respiro di ogni essere finito le appartiene e chi osa cercare di ingannarla non può che essere condannato a un’eternità di dolore e sofferenze. La morte è un bacio di gelida quiete, l’eternità è un nulla viscoso di peccato.
Julian è sfuggito alla morte diventando un vampiro, ma la maledizione di un’eternità di sangue l’ha messo in catene. James è sfuggito alla morte diventando un demone, ma la morte gli è comunque rimasta dentro e lo segue in ogni dove da quando è tornato dall’inferno.
I cuori di entrambi vivono in un passato da dimenticare, i corpi si muovono in un presente in bilico tra vizi e virtù. Le menti, le colonne portanti della loro esistenza, sostengono il gran tempio delle loro vite nutrendosi d’arte. E il passato dimostrerà di non essere poi così impotente sul loro presente.
Jago, burattinaio inarrestabile, ha sete di vendetta e niente gli impedirà di ottenerla: Julian è il suo antagonista da annientare e James un mero strumento da piegare.
Peccato che James, un dandy che mai si è inchinato davanti ad anima viva o morta, non appartenga a nessuno se non alla musica del proprio violino.
Peccato che Julian, un affascinante Conte dalle fattezze angeliche, annientato dal senso di colpa per i propri errori passati, si rivelerà più interessante e nobile di quanto prospettato.
C’è qualcosa in Absinthe che mi ha catturato fin dalle prime pagine, un’oscurità elegante che non si limita a fare da sfondo, ma pulsa insieme ai protagonisti, vampiro e demone, in un ritmo quasi sensuale, viscerale. Non leggevo una storia MM così intensa da tempo, e devo ammettere che questa mi ha lasciato qualcosa addosso, come il sapore persistente dell’assenzio stesso: dolce, pericoloso, indimenticabile. Selena Alaska ha una scrittura evocativa, a tratti poetica, che non cerca di abbellire l’oscurità ma la abbraccia, la rende parte integrante della narrazione. Mi sono sentita trasportata in un mondo in cui l’amore non è solo luce, ma soprattutto lotta, desiderio, fame, e redenzione. Il legame tra i due protagonisti – così diverso, eppure inevitabile – è una danza continua tra istinto e scelta. E non è solo questione di passione o attrazione: c’è una profondità emotiva che mi ha colpito nel profondo. I momenti più intimi, anche quelli silenziosi o carichi di tensione, mi hanno fatto rallentare la lettura perché non volevo perdermi nulla. Ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola tra loro pesa come se fosse sacra. Ho apprezzato tantissimo il modo in cui Selena ha reso reali personaggi sovrannaturali: non sono solo vampiro e demone, sono due anime spezzate che cercano qualcosa, forse sé stessi, forse solo un po’ di pace. E in mezzo al buio, riescono a trovarsi. Absinthe non è solo una storia MM fantasy: è un viaggio nei desideri più profondi, nelle ferite che ci definiscono e nel potere salvifico dell’amore, anche quello che nasce tra creature abituate a vivere ai margini. Per me, è stato un colpo al cuore. E lo porterò con me ancora a lungo.
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